Un vago pino
nei cui rami ci son uccelli
si nutrono dei diafani raggi d’alba.
Un vago pino
è l’albero quotidiano delle inquietudini,
padroneggia i miei capricci.
Poi una fanciulla di madreperla
impastata di rosa,
di ciliegie vermiglie
che maturano sulla torre della sua cupola
s’apre come la corolla
d’un ciclamino selvatico nell’aurora.
Ora tenue molto più spesso potente
il suo poderoso amore,
il suo amore nelle mie unghie
e la luce di stella
dei ridenti occhi corvini-
pungolo che non abbandonerò.
Astro d’ogni giorno-
anche lei sta sognando.
Di chi?
Di chi sogna la donna carnale
nelle nuvole dei suoi occhi?
Di me.
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