Pubblicato il 06/07/2023 11:10:50
Ora che non sono più tuo in questo mio corpo di disabitudini ora che lo disabiti nello spegnimento delle luci e resta rapace la notte sull'omero e sfianca di silenzio i lombi tormentati da un tremore di radici nella memoria di giorni lontani - ancora ieri mi chiamavi per nome - disvelano l'incertezza dei numeri alla conta delle giravolte nel grezzo panno dei soli a sudario di una carne ancora viva stabat di reni dolenti e sudore di altri peccati Ho amato il tuo florilegio di mani adattate all'oroscopo delle nostre bocche - divinazioni di lingue su seme e umori - quando ritualizzavi la mia attesa con gli incantesimi delle tue parole: mi afferravi, affamandoti di te. Eri nel gioco la cartomante vincente io una carta senza figura o valore. Rilanciare oggi la scommessa sarebbe un azzardo al tavolo verde dei miei anni eppure siamo una posta troppo alta per non tentare una devozione al rischio.
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