Erano questi gli arbusti, sicuro
ne sono: sapevan tanto di morte,
così vizze le foglie sui rami stecchiti,
avvolti in sudario candido e denso
di ragnatele. Poco più in là stava
l'uomo in pietra sotto il ginko biloba:
stanco e sordo agli schiamazzi di fine
scuola, in quell'andare di gavettoni
nel viavai di sole e luna di giugno.
Ora, che il solstizio s'appressa inverno
e le pupille tornano a spandersi,
verdi li trovo che brillan radiosi
come non fossero mai morti invero.
Mi direte: che c'entra giugno con dicembre e le festività in divenire? Nulla all'apparenza, ma se si tiene conto della circolarità delle stagioni, ecco che può sembrare fulmineo andare da giugno a dicembre in un batter di ciglia, ritrovandosi a farsi gli auguri di buone feste.
Auguri tanti e di cuore: possano queste festività essere occasione di rinascita e serenità.
Un abbraccio a stretto giro d'orizzonte
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