«Cos’è l’anima?», è una domanda
assai indeterminata!
«L’anima è chiave atta a schiuder usci dell’essere»,
urlano vocalistmici Platone, e Plotino,
seminando di meta-fisica ellenismo e cultura cristiano-medioevale.
La carta della meta-fisica è scartata dall’all in del mondo moderno,
intento ad arrotarsi i denti contro Ockham’s razors
diluiti nel camminar cristiano su fondi di Tiberiade,
con tonanti richiami alla realtà, contro conformità tomistiche,
non-senso di rifiuto ai sensi.
Perché, allora, intestardirsi nel cercar di riformulare una domanda,
creando mondi inesistenti?
Perché, tradurre l’uno,
in due?
L’anima è condizione necessaria all’esistenza del divino;
«l’anima è condizione necessaria
all’esistenza d’un desiderio del divino»,
direbbe William James.
Che non esiste anima, forse, l’ammetterebbero
anche Giovanni Eckhart, o i vittorini.
Ma, l’uomo comune,
non ci arriva.
Gridiamolo forte: «L’anima, non esiste»!
Non rimane altro che incamminarci
sulla strada d’uno storicismo aristotelico,
o dell’idea-ismo della tradizione sassone/scozzese.
Io?
L’inesistenza dell’oggetto è causa di nullità d’ogni contratto,
e, chiaramente, ho venduto l’anima al diavolo.
[Il Guastatore, 2012]
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