IL CLOWN DOWN
Nella mia vita onerosa d’esperienza
m’è toccato di veder di tutto, con conati di simbolica resistenza,
oggi, ho scoperto, nel mare magnum dei deficienti
l’esistenza di una certa Carciofino, Cagofino, la Patch Adams dei degenti
d’un istituto di malattia mentale o d’una associazione a delinquere o d’un chiostro
disponibile a imbrattare tutti i mari dell’urbis et orbis col suo inchiostro.
Già una che declama versi con un flauto e un naso rosso
dovrebbe stare in Croce verde o ubriaca in riva a un fosso,
in realtà, la fija di mammà, con il Mercedes nascosto dietro ai cancelli del Leoncavallo
si esibisce vestita da clown e vive vestita da down (non è semplice scoprir l’inganno),
facendo l’anarchica col sudore del culo dei vecchi genitori altolocati
e nascondendosi, contro la classe semi-lavoratrice, dietro alle diffide dei suoi avvocati.
Propongo che al clown del circo equestre, o del Tribunale del riesame,
sia scaricata in faccia una carrettata densa densa di letame,
così da ristabilire, senza fallo, l’equilibrio delicato d’afrori:
se la nostra fija de la famija Addams sia merda dentro o merda fuori.
[Cherchez la troika, 2016]
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