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New World-Jazz-Music con Mauro Sigura Quartet

Argomento: Musica

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 11/12/2020 18:44:15

The ‘Magic’ of Mauro Sigura Quartet, CD S’ARDMUSIC - EGEA 2020.
Con Mauro Sigura (oud, bouzouki), Gianfranco Fedele (piano, dronin, elettronica), Alessandro Cau (batteria, percussioni), Tancredi Emmi (contrabasso, basso elettrico), featuring Luca Aquino (tromba.

Che il Jazz sia il compendio estremo del suono, capace di una perfetta esternazione focale dell’intima passione degli strumentisti per la musica (di tutta la musica), è di per sé assodato, in quanto non solo contiene l’insieme dei suoni ma li ricrea, liberandoli così dalla cornice del tempo che li vuole etichettati in questo o quel genere, trascurando a volte, tutto quanto è all’origine stessa del suono che produce, la capacità umana di catturarne l’energia creativa e trasferirla in immagini oniriche. È quanto si concretizza in questo secondo album discografico dell’ensamble Mauro Sigura Quartet dal titolo programmatico “TerraVetro”, d’ispirazione World-Jazz strumentale che dalle sponde del Mediterraneo s’inoltra nel cuore dei Balkani, alla ricerca ‘empatica’ della migrazione dei suoni, trasferendo l’idea iniziale del 'viaggio attraverso', nella metafora dell’ 'incontro con', dell’abbraccio virtuale con i popoli e le culture che incontra, per una performance energica e vitale…

Nascono così le atmosfere di ‘Mistral’ dedicato al vento di Nord Ovest (Maestrale), che spazza via l’atmosfera statica, le nuvole sospese sopra il pianoro e porta il nuovo, aprendo a spazi di creatività inusitati; di ‘Carthago’, quale omaggio rivolto alla città mitica che affaccia sul Mediterraneo e al suo intimo legame con la terra in cui viviamo, quella Sardegna che tutti (compreso chi scrive) portiamo nel cuore. Così come ‘I muri di Ceuta’ (enclave europea in Africa), un brano afferente ai muri realistici come appunto è quello di Ceuta e i muri mentali e culturali che andiamo costruendo a difesa di noi stessi. E quel ‘Requiem per il Calderone’ dedicato alla memoria del ghiacciaio più a Sud d’Europa “..a cui l'inserimento della ‘tromba’, risuonando nell’immenso spazio lasciato vuoto dal nevaio ormai disciolto, richiama alla memoria ancestrale l'esistenza di un Eden perduto”. (*)

È dunque nella risonanza degli strumenti che più si evidenzia la ‘magica’ essenza della musica che si sprigiona dagli otto brani contenuti ‘in-vivo’, in cui il Quartet entra in sintonia con l’ascoltatore, e non solo quello dei fan del jazz tout cour, quanto, per essere più pertinenti, quello del popolo della World-Jazz-Music. Una precisazione necessaria per meglio cogliere l’insieme del loro ‘sound’, la cui alchimia raggiunge il suo ‘focus’ nella teoria speculativa-filosofica messa in atto dall' ‘amore’ di ognuno per la musica, la professionalità e l’impegno che più evidenzia lo scopo del loro ‘viaggio’ musicale e, non in ultimo, la compiutezza raggiunta della loro creatività artistica, com’è rivelata nei brani riflessivi sui diversi temi.
Quale, ad esempio, ‘Listen, Noodle’ scritto da Gianfranco Fedele, d'impostazione ‘poetica’ sul mistero dell'amore, fatto della stessa sostanza della vita meravigliosa e inafferrabile quanto autoreferenziale, non codificabile tramite i mezzi della logica razionale. E ‘Ad un solo passo’ con il quale il Quartet immagina le tante emozioni che si provano quando da una nave, di notte, s'intravedono le luci del vicino approdo, metafora dell'andare verso una nuova vita, che è sì la salvezza ma anche l'incertezza dello stato d’animo di chi si trova ad essere vicino alla realizzazione di un sogno o, comunque, vicino a un cambiamento importante, quel “l’attimo prima” di coglierne il senso ...

Un 'viaggio' che inevitabilmente prende avvio dalla Terra, poteva essere diversamente? E che, quindi, si avvale dell’allegoria della solidità della materia, della forza traslata nelle sonorità precipue della natura e nei 'ritmi' felicemente ricreati da Alessandro Cau (percussioni). Per poi spingersi a ricercare la fragilità del Vetro nei timbri liquidi del ‘piano’ di Gianfranco Fedele, fino a cimentarsi nel costante dueling sostenuto dal ‘contrabbasso’ di Tancredi Emmi che fa da collante dell’intero ensamble, e che le note melodiche del ‘liuto’ (al-oud, trasposizione araba dal persiano antico), di Mauro Sigura, congiunge: “..portando a consuonare tutto ciò che è capace di vibrare, o almeno di far oscillare ciò che è suscettibile di vibrare”. (*) Dacché, in fine, gli ’inserimenti' della tromba di Luca Aquino, aggiungono di misura un tocco di contemporaneità alle sonorità d’insieme dei brani, altrimenti esposti a una catalogazione dal gusto retrò, quasi “..una sorta di melancolia assopita delle note” (*), tra l’altro bella e suggestiva, cui il tono aulico dell’oud, magistralmente suonato da Mauro Sigura, inevitabilmente porta con sé dai secoli passati.
La ‘magica’ sonorità del oud ben si rivela nel brano d’apertura ‘Desir’, liberamente ispirato a "Le città invisibili" di Italo Calvino, in particolare al capitolo "Le città e il desiderio", da cui il titolo: “Ho immaginato il desiderio come un qualcosa in costante divenire che non e' mai allineato perfettamente con la realtà” - scrive Mauro Sigura nelle note di presentazione all'ambum...
Del resto la storia di questo strumento si presta per un confronto di almeno due diverse espressioni culturali in cui Oriente e Occidente, seppure con le diversità che ne conseguono, in fine s'incontrano sul piano del linguaggio universale della musica tutta. Infatti, non è un caso se lungo la traiettoria del ‘viaggio’ intrapreso dal Quartet, avveniamo sorprendentemente alla metafora del tanto auspicato ‘incontro’ che si spinge dalla Sardegna a Cartagine, dalla Grecia alla Turchia, dai Balkani alla Romania, non come recupero o contaminazione, quanto, se vogliamo, come ‘retrogusto’ di sapori autentici, la rielaborazione di un profumo conosciuto da sempre, fosse anche quello del “pane tagliato e condiviso”.

Una metafora, forse, di quel incanto/disincanto in cui la musica si conduce e che ogni volta che l’ascoltiamo impone il suo effetto trascinante da uno stato di incredulità o di smarrimento, a quello della 'gioia di vivere' al cospetto di una verità più grande, suggestiva quanto indefinibile. Come è detto “in principio erat verbum” (*), lo stesso che tuttavia a noi moderni ancora sfugge: il cielo della World-Jazz-Music come modello culturale del mondo in cui viviamo. Un mondo alquanto instabile, in cui la 'solidità’ della Terra sotto i piedi, offre l'opportunità per restare, mentre lo spirito d'avventura e/o di cambiamento suggerisce di voler andare. Una crinatura che lascia spazio alla fragilità del Vetro di cui s'avvale la nostra più intima 'realtà’, assai diversa dalla 'realtà' di chi attraversa il mare in cerca di un porto cui attraccare i propri sogni, nell'incertezza di una ragione per cui valga la pena di partire, di lasciare tutto per ‘migrare’ altrove.
Ma ogni sogno, come ogni viaggio, presenta anche un lato fragile, incerto, contro cui spesso naufragano le speranze. È questo il tema alla base di ‘The Secret Conflict Of Pireo’ dedicato agli esuli greco-turchi che dopo la guerra tra Grecia e Turchia (1919-1922), a seguito dello scambio di popolazioni furono trasferite nei campi profughi e proibito loro di suonare le musiche delle loro tradizioni e quindi: "Dedicato ai musicisti di quelle comunità che pure hanno continuato a suonare clandestinamente le loro musiche, le antiche ‘arie’ del Pireo, ai quali tutti noi abbiamo voluto fare un sentito omaggio sonoro" (*). A seguire ‘Dromo’ (corrispettivo nella musica greca del makam arabo-ottomano) in cui è utilizzato uno strumento a corda suonato con l’archetto, l'assai raro ‘dronin’, nella virtuosa esecuzione di Gianfranco Fedele, con il quale si è voluta ricreare l’atmosfera "instabile e disordinata, inquieta quanto riflessiva", in cui versa il migrante, così come il profugo e l'esule da ogni dove, qui ripresa come tema di fondo di una realtà sociale che si ripropone costante all'attenzione dolente dell'umanità intera.
Un ascolto emozionale dunque, quello qui proposto dai componenti il Mauro Sigura Quartet che non mancherà di sorprendervi. Non resta che augurarvi Buon 'viaggio' nel mondo globale della World-Jazz-Music.

Mauro Sigura Quartet ha già prodotto un primo disco “The color identity” (S’ARDMUSIC-EGEA) presentato in-concerto nei diversi paesi dove si sono esibiti: Italia, Tunisia, Norvegia, Giappone, Germania, Serbia, Romania ecc.., ben accolto dagli estimatori e dal pubblico di diversa estrazione culturale dedito all’ascolto della musica, e se vogliamo, ‘di tutta la musica’ estemporanea che va sotto l’egida della World-Jazz-Music.

Note:
(*) Le note a capo dei brani di “TERRAVETRO”, S’ARDMUSIC-EGEA 2020, sono di Mauro Sigura.
(*) Marius Schneider, “Il significato della musica”, Rusconi 1970.
(*) Giorgio Mancinelli, “Musica Zingara. Testimonianze etniche della cultura europea”, MEF - Firenze Atheneum 2006.
(*) Profeta Ezechiele, Bibbia di Liegi.

Contatti:
Personal e-mail: thecolouridentity@gmail.com
https://www.maurosigura.it/contatti-2/



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