Pubblicato il 31/03/2011 09:16:38
CLOWNERIE (quattro piccole storie di clown)
'Andiamo a incominciare' / The show must go on.
Dipinta la faccia di biacca la mano si leva sulla bocca vermiglia aperta al sorriso. Con guizzo esperto arcua una sopracciglia in cerca d’una espressione di gran meraviglia. Se la testa pelata rende buffo il suo viso il rosso ciliegia del naso solletica il riso. Nascosto nell’ombra già attende che la luna lassù lo rischiari e il capocomico che gli fa l’occhiolino. Lui si dice pronto e già l’annuncio lo incalza “lo show può incominciare”. Entra nell’occhio di luce tenendo nel chiuso pugno della mano una pulce che dorme sontuosa. S’ode un russare cavernoso come di orco che infine riposa dopo la giornata di lavoro fruttuoso. Il Clown aspetta che si svegli e intanto guarda l’orologio mancano pochi istanti alle dieci. È ora di andare in scena altrimenti si salta la cena dice coi gesti rivolto alla platea. Fa per guardare nel pugno e scorge la pulce non desta e il russare che s’alza di un tono. Quand’ecco la sveglia che porta appesa gli rintrona la testa e incomincia a girare sul collo. S’ode un fracasso infernale di cose come di carabattole cadute e una richiesta di aiuto. Lui guarda nel pugno ormai vuoto mentre la pulce caduta ripete la sua richiesta di “aiuto!” Quand’ecco entrare due nani infermieri con una barella piccina raccolgono la pulce da terra e corrono via. Che fare?, si chiede e inventa del suo un numero nuovo mostrando alla gente d’aver fatto l’uovo. E dentro quell’uovo, sorpresa! c’è un pulcino che fa pio pio al Clown che lo guarda stupito. 'Il Clown danzante' / The Dancing Clown.
Sulla pista ormai vuota resta da solo il Clown che qualcosa quella sera non ha funzionato. È là, a cercare nel vuoto una musica amica che pur lo accompagni. Quando gli torna alla mente una canzone antica che parla di solitudine e d’amore. L’afferra quasi vaghi nell’aria nel ricordo del tempo che ormai non c’è più. Quando incomincia a danzare e prende a girare a girare senza smettere mai, mentre la musica va. Giravolta piroetta nel ricordo dei suoi anni migliori pensando e ricordando che nel pensar s’impazza. Al passo della musica che sente girare e rigirare sull’accordo d’una canzone che parla di solitudine e d’amore. E sul finire pian piano se ne va con un inchino rivolto a un pubblico che stasera forse non verrà.
'L'Incredibile Clown' / The Incredibile Clown.
Entra il Clown con in mano qualcosa un pezzo di spago, una fune che in verità non ha. Tiene quel filo che osserva sparire oltre il tendone che tendone non c’è. Un legame con qualcosa al di là che in verità non sa che in realtà, non ha. Con ansia lo manda, il vento lo spinge mentre lui lo rincorre, lo tira lo quieta, lo ritrae a sé. Chiunque rivolti gli occhi lassù forse vedrebbe una stella che stella non è.
'Il Clown Solitario' / The lonely Clown.
La luce accesa sotto il tendone illumina il Clown che ostenta una piccola scatola preziosa. Con fare guardingo la posa sopra un tavolino piccino e l'apre con cura. Pssst!, chiede col cenno di un dito che silenzio sia fatto pur senza pronunciar parola. Quand’ecco ben presto la musica risuona di un carillon e la ballerinetta in punta di piedi danza in un gioco di specchi che quasi emoziona. È un valzer dolente fatto di poche note che sa d’un altro tempo e di malinconia che l’anima silente porta via. E gira, volteggia, s’inchina sulle punte la piccola ballerina che il Clown rimira nella sua magia. E balla, balla, balla senza posa ed egli raccoglie il suo invito a danzar sulle note al suono del valzer che va. Batte il suo cuor nella speme che presto la festa incomincerà sulle note di un valzer che nella mente va. Quand’ecco, ahimè, la corda finisce la musica d’incanto silenzio si fa, finita è dunque la sua poesia col tempo che va? No, sospesa nell’aria rimane la piccola ballerina nella scatola di specchi che muta riflette di uno spicchio di luna. E seppur con le pive nel sacco e una stella piccina in cerca della propria ventura il Clown innamorato s’incammina.
(da “Carte sparse e dimenticate” 1960 - 1970)
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