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Clownerie - quattro piccole storie di clown

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 31/03/2011 09:16:38

CLOWNERIE (quattro piccole storie di clown)

'Andiamo a incominciare' / The show must go on.

Dipinta la faccia di biacca
la mano si leva sulla bocca vermiglia
aperta al sorriso.
Con guizzo esperto arcua una sopracciglia
in cerca d’una espressione
di gran meraviglia.
Se la testa pelata rende buffo il suo viso
il rosso ciliegia del naso
solletica il riso.
Nascosto nell’ombra già attende
che la luna lassù lo rischiari
e il capocomico che gli fa l’occhiolino.
Lui si dice pronto
e già l’annuncio lo incalza
“lo show può incominciare”.
Entra nell’occhio di luce
tenendo nel chiuso pugno della mano
una pulce che dorme sontuosa.
S’ode un russare cavernoso
come di orco che infine riposa
dopo la giornata di lavoro fruttuoso.
Il Clown aspetta che si svegli
e intanto guarda l’orologio
mancano pochi istanti alle dieci.
È ora di andare in scena
altrimenti si salta la cena
dice coi gesti rivolto alla platea.
Fa per guardare nel pugno
e scorge la pulce non desta
e il russare che s’alza di un tono.
Quand’ecco la sveglia che porta appesa
gli rintrona la testa e incomincia
a girare sul collo.
S’ode un fracasso infernale di cose
come di carabattole cadute
e una richiesta di aiuto.
Lui guarda nel pugno ormai vuoto
mentre la pulce caduta
ripete la sua richiesta di “aiuto!”
Quand’ecco entrare due nani infermieri
con una barella piccina
raccolgono la pulce da terra e corrono via.
Che fare?, si chiede
e inventa del suo un numero nuovo
mostrando alla gente d’aver fatto l’uovo.
E dentro quell’uovo, sorpresa!
c’è un pulcino che fa pio pio
al Clown che lo guarda stupito.

'Il Clown danzante' / The Dancing Clown.

Sulla pista ormai vuota
resta da solo il Clown
che qualcosa quella sera non ha funzionato.
È là,
a cercare nel vuoto
una musica amica che pur lo accompagni.
Quando gli torna alla mente
una canzone antica
che parla di solitudine e d’amore.
L’afferra
quasi vaghi nell’aria
nel ricordo del tempo che ormai non c’è più.
Quando incomincia a danzare
e prende a girare a girare
senza smettere mai, mentre la musica va.
Giravolta
piroetta nel ricordo dei suoi anni migliori
pensando e ricordando che nel pensar s’impazza.
Al passo della musica che sente
girare e rigirare sull’accordo
d’una canzone che parla di solitudine e d’amore.
E sul finire
pian piano se ne va con un inchino
rivolto a un pubblico che stasera forse non verrà.

'L'Incredibile Clown' / The Incredibile Clown.

Entra il Clown con in mano qualcosa
un pezzo di spago, una fune
che in verità non ha.
Tiene quel filo che osserva sparire
oltre il tendone
che tendone non c’è.
Un legame con qualcosa al di là
che in verità non sa
che in realtà, non ha.
Con ansia lo manda, il vento lo spinge
mentre lui lo rincorre, lo tira
lo quieta, lo ritrae a sé.
Chiunque rivolti gli occhi lassù
forse vedrebbe una stella
che stella non è.

'Il Clown Solitario' / The lonely Clown.

La luce accesa sotto il tendone
illumina il Clown che ostenta
una piccola scatola preziosa.
Con fare guardingo
la posa sopra un tavolino piccino
e l'apre con cura.
Pssst!, chiede col cenno di un dito
che silenzio sia fatto
pur senza pronunciar parola.
Quand’ecco ben presto la musica risuona
di un carillon e la ballerinetta in punta di piedi
danza in un gioco di specchi che quasi emoziona.
È un valzer dolente fatto di poche note
che sa d’un altro tempo e di malinconia
che l’anima silente porta via.
E gira, volteggia, s’inchina sulle punte
la piccola ballerina
che il Clown rimira nella sua magia.
E balla, balla, balla senza posa
ed egli raccoglie il suo invito a danzar sulle note
al suono del valzer che va.
Batte il suo cuor nella speme
che presto la festa incomincerà
sulle note di un valzer che nella mente va.
Quand’ecco, ahimè, la corda finisce
la musica d’incanto silenzio si fa,
finita è dunque la sua poesia col tempo che va?
No, sospesa nell’aria rimane
la piccola ballerina nella scatola di specchi
che muta riflette di uno spicchio di luna.
E seppur con le pive nel sacco e una stella piccina
in cerca della propria ventura
il Clown innamorato s’incammina.

(da “Carte sparse e dimenticate” 1960 - 1970)



















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