Pubblicato il 02/04/2011 00:48:46
Spazzano via i detriti da questo povero mondo e chi è fuori è fuori chi è dentro è dentro. E l'ubriaco per terra sulla strada per Caracas rotola dove nessuno potrà vederlo, là dove potrà essere dimenticato. Foglie e pagine che vagano nel vento, petali di fiori ignorati avvizziti e strappati. C'è gente che viaggia impegnando la vita alla ricerca di un domani migliore, illusi dall'idea di un'esistenza diversa da cogliere appena svoltato l'angolo.
La polvere del sud del mondo è pronta passeranno più tardi ad impacchettarla, saranno uomini con divise splendenti, sorrisi impeccabili appena restaurati. Porteranno via i resti di un mondo offeso, già conquistato, poi spersonalizzato infine deriso ed umiliato. Si istalleranno piscine e solarium sui resti di pueblos millenari. Grattacieli al posto di templi. Glutei pubblicitari sopra i volti di eroi libertari. E ci sarà una sola bandiera, una sola lingua una sola moneta.
Spazzano via i detriti del mondo più povero quel mondo che non può difendersi, che percorre miglia a piedi scalzi lontano dai nostri condizionatori dai nostri fuoristrada di marca. Un mondo che mormora piano in quechua e non capisce, e non vuole farlo. E non si adegua e nè ci tiene a farlo. Quel mondo di cappelli bianchi che vediamo a National geographic e pensiamo di conoscere, nei mercati caotici di Cuenca, La Paz. Su corriere che scalano le Ande gonfie di fagotti straripanti. Lontano, al di sotto dei nostri comodi Jet di linea. Popoli che grattano il fondo del barile per cercare le briciole da arrivare a fine giornata.
Nelle valli risuonano flauti tristi come l'anima dell'uomo che si regge ad un bastone contorto, fiacco. Brindisi sprezzanti salutano l'operazione di pulizia, strette di mano ansiose di commercianti che già pregustano nuovi guadagni già immaginano la sensazione del portafogli gonfio sul petto, là dove hanno cavato via il proprio cuore. E nessuno ascolta più le madri nella piazza a gridare la loro muta domanda. Nessuno guarda più i figli sparsi come petali tristi, lontani, confusi, spiazzati su strade di un mondo diverso.
Si sono già spartiti la parte povera del mondo a lotti, a quarti come una bestia da macello. Lo hanno fatto sotto i nostri occhi distratti dalle sorti dei giochi televisivi, dalle finali delle coppe, dalla classifica delle hits. Noi che non capiamo e potremmo farlo. Lo hanno fatto sulla pelle dell'uomo che anche questa notte rientra, scarpe rotte lungo la strada che muore a Saruma, stretti nelle mani i quattro dollari guadagnati oggi per aver raccolto, oggi, le arachidi che saranno il nostro aperitivo domani.
Ma presto ci sarà una sola bandiera un solo candidato da votare, una sola moneta. E tutti questi discorsi saranno aria fritta, o sarà meglio dimenticarli di averli fatti e sentiti, negare se necessario, perchè chi può permettersi di fare mille volte il giro del mondo non vorrà sentire parlare del bimbo che invece muore di fame, di quelli divorati dalle mosche: manderanno i trattori per seppellire queste scene. O sventoleranno, come un'insulsa bandiera il certificato di adozione a distanza; quella sorta di elemosina per corrispondenza che gli permette di dormire la notte.
Ci sarà una sola bandiera da sventolare forse sarà quella più stellare. Ci sarà un solo candidato da votare e sarà quello col sorriso più accattivante, quello che saprà vendere meglio le proprie bugie e quelle del cartello che rappresenta. Il mondo sarà allora un unico, immenso mercato globale, come da tempo si vocifera, ci si augura, si auspica a gran voce. Un enorme mercato globale dove, a guadagnare saranno solo i mercanti più scaltri, quelli che dirigono i giochi dall'alto dei loro menhir di cristallo. E gli altri nella polvere, a boccheggiare costretti a sospingere i vicini più sotto per una boccata d'ossigeno, un sorso d'acqua.
Domani, il sud del mondo sarà cancellato perchè tutto sarà sud.
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