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Straniero alla terra

Argomento: Società

di Alfio Cataldo Di Battista
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Pubblicato il 08/07/2013 00:41:01

Per potere volare veloce come il pensiero e dovunque tu voglia, devi partire pensando di essere già arrivato.

(Richard Bach)

Oggi, sulla prima pagina del quotidiano IL CENTRO, un articolo riprendeva il tema dell’emigrazione.

Stavolta però non si trattava di bagnarole malferme provenienti dal nord Africa ma di una italianissima famiglia, una giovane coppia marsicana che per offrire un futuro alla propria bambina ha deciso di emigrare in Canada. E’ l’altra faccia della crisi economica che senza soluzione di continuità sembra non lasciare più speranze a chi, pur lottando tutti i giorni per mettere insieme i pezzi di un’esistenza dignitosa, non può più accontentarsi solo di sopravvivere, ma avverte l’esigenza sacrosanta di riprendersi il futuro che gli è stato rubato.

Ho ripensato alle parole di mio padre che mi raccontava di quando agli inizi degli anni 50 mio nonno, classe 1900, dopo aver combattuto 2 guerre mondiali, fece la valigia per andare a fare il bracciante in Provenza, nel sud della Francia. Mio padre, con la freschezza dei suoi dieci anni lo aveva seguito insieme a tutta la sua numerosa famiglia.

Ogni volta che sento di storie come quella raccontata da IL CENTRO, non posso fare a meno di immaginarmi mio nonno, ormai non più giovanissimo, che ripone la sua vita in un cassetto per ricominciare tutto da capo.

E sì! Perché avere 53 anni negli anni cinquanta non era come averli oggi.

Me lo vedo come uscito da un racconto siloniano, con le sue poche cose a tracolla che sale su un treno più stanco e vecchio di lui. Una scena in bianco e nero come in quei vecchi film di un’Italia che oggi sembra costretta a tornare sui suoi passi.

Penso alle carrette del mare ammassate di carne umana, e penso alle mille storie dietro quei volti spauriti, attoniti e persi in una terra straniera. Provo a raggiungere la profondità delle loro emozioni che invece scappano via leste, e mi chiedo come si sentisse mi nonno quando si ritrovò, una mattina di fine agosto, nella campagna francese, tra interminabili filari di viti che avrebbero prodotto ottimo vino.

Sono figlio di emigranti, sono nato ad Avignon come il mio secondo fratello, mentre il terzo vive con la sua famiglia a Rio de Janeiro.

In Brasile, agli inizi del 900, era nata da genitori capistrellani, mia nonna, la moglie di quell’uomo che a 53 anni aveva deciso che era arrivato il momento di ricominciare tutto da capo in una terra straniera.

Penso alla giovane famiglia marsicana in partenza per il Canada e non posso che augurarle buona fortuna.

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