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’Romeo e Giulietta: Ama e cambia il mondo’

Argomento: Musica

di Giorgio Mancinelli
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Pubblicato il 04/10/2013 10:28:08

‘ROMEO E GIULIETTA’ :'Ama e cambia il mondo’ – da W. Shakespeare
Produzione David Zard, musiche di Gerard Presgurvic, adattamento dei testi di Vincenzo Incenzo, regia di Giuliano Peparini.

Arena di Verona – 02/10/2013
Strepitosa ‘Prima’ per il musical ‘Giulietta e Romeo’ andata in scena ieri sera all’Arena di Verona, luogo imprescindibile della storia ‘d’amore’ per eccellenza che ha coinvolto e continua a coinvolgere generazioni di giovani amanti, e  non finisce mai di stupirci nonostante le numerose ‘versioni’ teatrali e i ‘rifacimenti’ cinematografici cui abbiamo assistito dacché fu scritta da William Shakespeare nel lontano 1595/6. Ma perché questa storia raccoglie un così ampio successo è implicito in quell’ ‘amore infinito’ che in essa si consuma, e che non avrà mai fine perché l’amore continua a vivere oltre la breve durata della ‘performance’ dei due protagonisti, superando il ‘tempo’ stesso della storia narrata. I due giovani non hanno che il loro amore per contrastare la ferocia di un’antica guerra fra le opposte fazioni che a Verona vede i Montecchi contro i Capuleti, storiche famiglie patrizie in lotta per la guida della città. E il ‘loro amore’ infine vincerà, al di là del ‘mito’ e del fascino straordinario che i due giovani, perché ‘l’amore è sempre giovane’, esercitano con la loro appassionata e drammatica morte.

"Il mio unico amore nato dal mio unico odio! Sconosciuto che troppo vidi, e troppo tardi conobbi!" W. Shakespeare.

La rivisitazione brillante e contemporanea della più tragica storia d’amore conosciuta al mondo è divenuta così un musical in chiave ‘rock’, diversa da quella originale francese e diventata ‘romantico/convenzionale’ (infatti sono sparite le scene acrobatiche decisamente rock) con un occhio ‘ad effetto’ rivolto alla sua commercializzazione e possibile internazionalizzazione, che ci coglie oltre che per gli arrangiamenti musicali (Prokofiev non è poi così lontano), anche per le ‘scenografie di luce’ che permettono una potente e drammatica illusione di vivere fuori del tempo storico in cui Shakespeare l’ha incastonata. La spettacolarità dell’Arena di Verona, la preziosità dei costumi, la musica travolgente in forte contrasto con la ‘dolcezza’ delle canzoni rivolte tra i due amanti (i belli e bravi Davide Merlini e Giulia Luzzi), gli assolo forti e chiari degli altri personaggi che determinano la storia: il Principe (Leonardo Di Minno), Tebaldo (Gianluca Merolli), Mercuzio (Luca Giacomelli), Benvoglio (Riccardo Maccaferri), Frate Lorenzo (Gio Tortorelli), i componenti le due famiglie dei Montecchi e dei Capuleti, nonché la strepitosa Nutrice (Silvia Querci); i duetti, i cori d’insieme, e la fin troppo semplice bellezza (affatto dimessa) dei due giovani interpreti, danno forma a un amalgama sicuramente vincente che avvolge e coinvolge il pubblico acclamante dell’Arena.
Straordinari tutti gli altri interpreti che numerosi prendono parte alla messinscena: coreuti, ballerini/ne, tecnici del suono e delle luci, costumisti e truccatori (i cosiddetti trucco & parrucco), funzionali ai tempi teatrali, al cambio delle scenografie 'di luce', all’entrata e uscita dei personaggi, alle scene d’insieme che coinvolgono l’intera Arena e ipoteticamente (come all’ora), l’intera città di Verona. “Ama e cambia il mondo..” dice la strofa iniziale del leit-motiv che include un messaggio universale di ‘pace’. “Credi e cambia il mondo..”, prosegue, a voler dire che se la morte, (che si respira fin dall’inizio nelle parole del Coro, nel clima di faida che si respira a Verona nel fragore delle armi e nelle minacce e che si conclude con il duello tra Mercuzio e Tebaldo), entra così prepotentemente in scena è a Dio che bisogna rivolgere la preghiera al fine di far cessare che la bella Verona si trasformi in una tomba. E che i ‘giovani’, non sono affatto i soli e gli unici ad essere colpiti dalla tragedia, con loro i genitori (colpa o non colpa) vivono con loro e muoiono con loro, e infine offrono il proprio riscatto alla vita.
L’insidia è nei ‘tempi’ della storia, la cifra è il ‘destino’ che ci facciamo da soli, e ‘credere’ è la fiducia che dobbiamo a noi stessi, dicono le parole dei numerosi messaggi contenuti nelle canzoni, contro l’egoismo, l’arroganza, i soprusi, contro ogni sopruso, ogni imposizione, contro il rispetto che dobbiamo a questa umanità infangata dalle guerre, dall’odio razziale, dalla ‘vergogna’ per le rivalse vendicative che mettono gli uni contro gli altri e che sono al centro di questo dramma dalle dimensioni universali e, se vogliamo, autentico perché, ancora oggi, riguarda da vicino tutti noi, le nostre colpe, le nostre responsabilità. “Chi tra i presenti (migliaia) può dirsi senza colpa?”, chiede ai fedeli riuniti in piazza San Pietro Papa Francesco, “Nessuno di noi!”, è la risposta a quell’ ‘atto di fede’ (peccatore o no, laico o clericale che sia) che, accompagnato dalla ‘volontà’ di dare un senso a questa nostra vita, dobbiamo fare insieme, perché comunque è ‘insieme’ che scriviamo i passi della storia.
Allora ben si torni a quell’amore che, cantato, sceneggiato, filmato, celebrato possa in fine ‘cambiare il mondo’, e basterebbe a confermarlo l’uso spregiudicato che invece facciamo del ‘tempo’ e dello ‘spazio’, e che dovrebbero essere finalizzati al bene reciproco, sacrificati all’immortalità dell’anima, perché in ultimo è quello che conta, nel momento in cui ‘ognuno’ trova la ‘pace’, in questo importante ‘musical’ mirabilmente rappresentata dal confronto fra l’amore e la morte, la consolazione e la salvezza che arricchisce il bagaglio umano dei protagonisti. Come anche sa il pubblico, sempre parte integrante della rappresentazione teatrale (di grande efficacia), poiché l’impossibile diventa sempre possibile sulla scena. Allora ‘quanto è importante amare e non odiare’ (?), quanto è rilevante e apprezzabile seminare amore e raccogliere speranza (?), ce lo insegna questa storia che ha segnato una svolta nell’opera letteraria di Shakespeare che sostituisce sulla scena la bellezza dell’amore e della vita al triste destino dei due protagonisti.


Da segnalare una calata di ‘effetto’ per un vuoto di scena pochi istanti prima del ‘gran finale’ dove il dramma si trasforma in tragedia con la morte dei due protagonisti che lascia l’amaro in bocca, per quanto il momento ‘teatralmente perfetto’ che permette il recupero della grandiosità scenica, in effetti c'è, ed è quando Romeo e Giulietta si levano dal letto di morte. È lì che tutti i partecipanti dovrebbero avanzare a gruppi verso il proscenio a ricevere gli applausi, e tutti (dovrebbero ma non lo fanno) cantare insieme (invitando il pubblico) il loro amore per la vita: “Ama e cambia il mondo”. Una variante che mi sento di suggerire al giovane ma già ‘grande’ Giuliano Peparini, e che certamente renderà ancora più entusiasmante la sua trascinante regia.

Discografia e Video consigli:

 

Sergei Prokofiev "Romeo e Giulietta" estratti dal 'Balletto' e dalle 'Tre suites' scelti da Claudio Abbado - Deutesche Grammophon 1977.

 

Hector Berlioz "Roméo et Juliette", Op.17, sinfonia drammatica per soli coro e orchestra su libretto di Emile Deschamps.


The Shakespeare Collection "Romeo e Giulietta" - piece teatrale d'epoca - BBC / Gruppo Editoriale L'Espresso 2009.

 

Cinematografia:

 

"Romeo e Giulietta", film diretto da Renato Castellani nel 1954, con le scenografie di Giorgio Venzi e le musiche originali di Roman Vlad. Interpreti Lawrence Harwey, Susan Shentall; vincitore del Leone d'oro a Venezia nel 1954, e  'nomination' come 'Miglior film straniero' dalla National Board Review Hawards che premiò Castellani come 'miglior regista'.


"Romeo e Giulietta" - film diretto da Franco Zeffirelli nel 1968 con Olivia Hussey e John McEnery. Vincitore di numerosi 'premi' internazionali: 2 Oscar (1969); 3 Golden Globe 1969 per il 'miglior film straniero'; Davide di Donatello 1969 alla regia di F. Zeffirelli; 5 Nasto d'Argento per i costumi di D. Donati e le musiche di Nino Rota.

"Romeo + Giulietta" - film in chiave moderna (e abbastanza caotico) di Baz Luhrmann con Leonardo Di Caprio e Claire Danes - 1986.



 

 

 

 

 

 

 


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