Pubblicato il 18/11/2013 11:39:28
Coinvolgendo il cielo ..a Carla Fracci
Correva l’anno 1978 quando Maurice Bejart volle Carla Fracci per la premiere all’Arena di Verona per il ‘Bolero’ di Ravel. Una Fracci inedita, come non si era mai vista prima, si è presentata sul grande tavolo rotondo posto al centro della scena, scarmigliata e a piedi scalzi in un a-solo iniziale di grande effetto intimistico e sensuale. Il ‘tavolaccio’ grande quanto l’intero palcoscenico immaginifico s'andò poi animando di un numero di ballerini nudi fino alla cintola che la incitavano con l’andamento flessuoso dei loro corpi nel ‘crescendo’ della musica e della danza lasciandosi coinvolgere e onorandola con leggiadria e passionalità. Verona tutta era lì, sorpresa e stupefatta, ammutolita nel silenzio vibrante della musica di Ravel. E rimase così, fino al momento dell’esuberanza orchestrale che nel vortice della passione giungeva strepitosa al finale. L’applauso ristette per un lungo momento nelle mani di quanti avrebbero voluto trattenere l’attimo febbrile che li coglieva, poi esplose scrosciante, seguito dalle grida ‘brava!’, ‘bravi!’, che tutti infervorarono gli animi. A me piace immaginarla così, nel momento prima di andare in scena, allorché la vidi fuori del suo camerino eterea e leggiadra, esitante nel contare i passi che la separavano dal ‘tavolaccio’ da cui non sarebbe mai più discesa.
Io tacerò, per rimirarti ancora pallida e radiosa amante che t’involi sulle due punte verso quel cielo che la musica dei tuoi passi silenziosi e scaltri rende sublimi. Io tacerò, che rincorrerti anelo per le antiche scale di quel maniero che ti vide una sera or son passati gli anni in quel di Verona del Ponte scaligero attraversar gli spalti. Io tacerò, per ascoltare ancora il vento dei tuoi passaggi sulla cortina merlata della muraria cinta del Castello e uno ad uno conterò gli istanti che in fin ti condussero all’Arena. Io tacerò, d’averti vista scalza e scarmigliata danzare sopra un tavolaccio ruvido e legnoso un ‘bolero’ degno di un focoso amante. Io tacerò, quel che dei danzatori fu il corale affanno l’afflato della luna e delle lontane stelle del pubblico il respiro che nella danza s’involse ed inebriò l’amante. Sì, io tacerò, ma invano dunque del trionfo dell’arte che della musica e la danza s’avvalora e del movimento arcano delle sfere onde s’avvia festosa coinvolgendo il cielo.
“Carla Fracci, più leggera dell’aria, più lieve di un sospiro”
Una riflessione di Carla Fracci sulla sua vita di ballerina:
”Nel nostro lavoro bisogna essere sempre “nuovi” e pronti a rimettersi in discussione: io ho danzato centinaia di spettacoli, ho consumato migliaia di scarpine da ballo, ho percorso chilometri e chilometri sul legno del palcoscenico, ho viaggiato moltissimo, ma ogni volta, per me, è quasi “un debutto”. Anche nel mondo del balletto ci sono momenti di crisi; c’è chi litiga, chi è geloso, chi fa i capricci: ma questa forma d’arte è così esigente che sul palcoscenico si dimentica tutto. Una ballerina deve pensare a se stessa, a quello che deve fare, a non sbagliare mai; deve seguire la musica, ricordare, esprimere. Ho danzato con i più grandi ballerini ed è superfluo dire che avere un buon partner ti aiuta moltissimo. Dà sicurezza. E moltiplica le possibilità di realizzare uno spettacolo di qualità. So di essere diventata un simbolo per tanta gente, occupo nel cuore di molti un posto che non avrei mai pensato di occupare e la popolarità mi ha dato tanti vantaggi. Le sale dei teatri agli spettacoli di balletto sono ancora zeppe di gente. Si dice – e io lo credo – che io e altri come me abbiamo aperto la strada a quelli che avanzano insieme a noi."
http://www.danzadance.com/special/carla_fracci/carla_fracci.html
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