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Poeti e lettori- Stili e ruoli

Argomento: Letteratura

di Adolfo Sergio Omodeo
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Pubblicato il 02/11/2016 17:18:56

 

 

 

Poeti e lettori- Stili e ruoli nella letteratura contemporanea

                            di Adolfo Sergio Omodeo

 

Dice Rimbaud già nell’ 800: “Perché io è un altro”, e la psicoanalisi Lacaniana nel 900 specifica: “c’è chi parla in noi, riferendosi all’inconscio, ma pure specificando che: “l’inconscio è il discorso dell’Altro”. D’ altro canto la “pragmatica della comunicazione” ha rivelato che su uno stesso flusso di eventi e/o di comunicazioni possono celarsi i più imprevedibili conflitti interiori e\o relazionali a seconda di cosa venga considerato più o meno rilevante nel flusso della comunicazione reciproca, poiché la cosiddetta punteggiatura  della comunicazione sottende ipotesi diverse  di causa-effetto, e conflitti di ruolo tra parlanti.

 

La punteggiatura è funzionale all’alternanza dei diversi punti di vista degli interlocutori. Màrquez abolendola in larga parte dei suoi romanzi ci da l’idea di ascoltare un chiacchiericcio pettegolo senza individuare  chi di volta in volta mette bocca. Ancora su punteggiatura e interlocutori: si è detto che l’Ermetismo era tra l’altro una risposta polemica alla censura fascista. Montale non solo- come si dice- ha inventato di dare del tu al lettore così da coinvolgerlo di più. Spesso ci da l’impressione di spiare la corrispondenza tra un lui e una lei, come faceva l’impiegato che copriva per sempre  con la pecetta le frasi più delicate.

 

Come accennavo la poesia tende ad affrontare  censure personali e/o culturali. La vicenda del primo manoscritto dei “Canti Orfici” di Campana, persa nella redazione della "Voce" inidente apparentemente  involontario ma proprio per questo interpretabile come “atto mancato”, quando l’inconscio interviene a sorpresa nel quotidiano. La perdita del manoscritto mostra come  l’ostilità inconscia possa portare una censura distruttiva di testi e di teste, visto che Campana fu accusato di pazzia pericolosa anche per la sua disperazione alla perdita.

 

Già Palazzeschi aveva rinunciato all’uso della punteggiatura e delle maiuscole, affidando a versi brevi e spezzati il possibile alternarsi di punti di vista diversi. Freud notava che la poesia può esprimere conflitti profondi dell’animo umano prima che la psicologia li comprenda; d’altra parte dalla nuova psicoanalisi francese viene l’attenzione allo Specchio, come occasione di coscienza e di inconscio: vedersi, guardarsi, identificarsi ma pure considerarsi oggetto di desiderio, narcisista o altrui e a volte di rifiuto. Tra queste ipotesi psico-dinamiche e psico-linguistiche , volte a spiegare  l’ ambiguità  inevitabile del linguaggio quotidiano e del linguaggio poetico, si sviluppa  la poesia.

 

Dobbiamo  a Freud l’aver esplicitato l’ambiguità tra amore e odio degli affetti umani, dal saggio sui sogni fino al suo scritto su “La Negazione”. Cosicché in poesia, le varianti lasciate dagli autori e studiate dalla critica, non indicano solo progressive correzioni di un testo, ma la varietà delle ispirazioni dei poeti. Farei una nota su “l’etimo incerto” e le interpretazioni di brani ambigui: dice la Pia dei Tolomei in Dante  “Salzi Colui che inanellata pria/  disposata m’avea con la sua gemma”, significa secondo alcuni, veramente sposata, oppure rifiutata come sposa fino a far intravedere un gestaccio col dito ingioiellato.

 

Un'altra via per tenere coinvolto il lettore è la "suspance": l'attesa di un chiarimento del testo nel suo contesto. Cito Alberto Arbasino: "Ci si è a poco a poco trovati/ a intrattenere le truppe/ su una nave di pirati/ senza scialuppe." Dove il lettore è indotto a ricordare gli artisti impegnati degli eserciti della seconda guerra mondiale, metafora forse dell'arte impegnata, scoprendo poi trattarsi di una nave di fuorilegge internazionali che non si potrebbe abbandonare neppure in caso di naufragio. La suspance come narrazione sconnessa è trucco abusato da cattivi scrittori per accattivarsi i lettori; ma qui il dispiegarsi dei significati risulta tragicomico, se come dicono Freud e Pirandello, il comico nasce da un dato emotivamente inaspettato.

 

Un’ultima nota sul gioco di ruolo tra poeti e lettori di poesia. I salotti e le riviste letterarie davano un feedback a chi scriveva, e facevano scuola. Oggi tale funzione sembra trasferita ai concorsi letterari con giurie generalmente anonime dal giudizio insindacabile, che si snodano tra siti internet e antologie di autori selezionati; tant’ è che la forma più standard della nostra poesia da salotto, il sonetto, sembra soppiantata da una pagina standard di 35 righe o versi compresi gli eventuali spazi tra le strofe. Non necessariamente internet banalizza la poesia. Come accennavo, la poesia classica difendeva la sua struttura con una metrica standardizzata. Credo che recentemente la poesia di stampa divulgativa, ma soprattutto di possibili registrazioni, dal cinema ai dischi fino ai PC difenda la ricchezza dei suoi significati con la ripetizione e la ridondanza dei messaggi.

 

E qui farei un rimando a W. Benjamin che ne  "L’opera d’arte nell’era della sua riproducibilità tecnica" sembrava annunciare il fenomeno. Sembra che l’aumento di possibilità di divulgazione  comporti una perdita di rapporto e di discussione sulla poesia, tra i poeti. Rischio non inevitabile perché il più grande sito di poesia web USA: All Poetry, richiede che per pubblicare un testo si debba leggerne e commentarne almeno altre due. All Poetry diviene così un nuovo tipo di cenacolo, dove si affrontano e si affinano sia la poesia sia la discussione su di essa.

 

 REFERENZE IMPREVEDIBILI E INEVITABILI

 

Chi scrive della luna in Italia non può non fare riferimento- consapevolmente o inconsciamente- a Giacomo Leopardi.

Tutta la letteratura continua a giocare su poche metafore, in questo senso, fare poesia significa sfidare delle ovvietà coatte.

 

Due autori francesi, Rimbaud e Baudelaire sembrano aver affrontato un inevitabile confronto fra loro, inevitabile tanto più perché Rimbaud significa “arcobaleno” e Baudelaire significa “bello dell’aria”. Il primo ha scritto “Una stagione all’inferno” e il secondo ha scritto “Albatro” come metafora del volo poetico in cui troviamo non a caso un intrecciarsi di tragici destini.

Rimbaud prende la sifilide e rimane paralizzato; Baudelaire va a vedere gli scavi, cade in un buco- rimane paralizzato.

 

Altre metafore si intrecciano da secoli nella poesia su morte e amore. I soli possono morire e rinascere, noi quando siamo morti una volta, una sola notte ci tocca dormire.

Amiamoci mia lesbia e freghiamocene dei rumori dei vecchi. (Catullo)

 

Nel ‘900 commentando l’occupazione nazista della Francia, Aragon riprende la metafora del sole per dire che il sole muoia o rinasca, suoi colori per dire che la Francia non è più la stessa da quando è stata invasa dai nazisti.

Scrive nel settembre del 1940 una poesia sulla morte dei soli. (…) Que le soleil meure/ Ou renaisse/ Le ciel a perdu/ Ses couleurs/ Tendre Paris de ma/ Jeunesse/ Adieu printemps du/ Quai- aux- fleurs/ Je reste roi de/ Mes douleurs

 

 

Un altro link imprevisto ma automaticamente inevitabile si crea fra Cesare Pavese e Andrea Zanzotto che non poteva non conoscere la poesia di Pavese, che dice: <<Tu non sai le colline/ dove si è sparso il sangue./ Tutti quanti fuggimmo/ tutti quanti gettammo/ l'arma e il nome. Una donna/ ci guardava fuggire./ Uno solo di noi/ si fermò a pugno chiuso,/ vide il cielo vuoto,/ chinò il capo e morì/ sotto il muro, tacendo. (…)>>

 

Così Pavese spiega, anzi giustifica la fuga dei partigiani <<Una donna ci aspetta sulle colline>> con un breve rimpianto per il povero partigiano morto. Zanzotto con un fitto intreccio di metafore in  “Ai compagni corsi avanti” descrive una serie di stati d’animo contraddittori con un imprevisto richiamo finale alla follia di Hitler. La poesia di Zanzotto è così ambigua da esprimere una miriade di significati convergenti e divergenti. In una versione americana ho apprezzato il coraggio del traduttore che ha dovuto scegliere alcune interpretazioni.

 

Come sappiamo Rimbaud dopo la sparatoria con Verlaine smise di scrivere poesie e andò in Africa da cui tornò con una paralisi da sifilide. Citerei a doc i versi con cui Arthur si presentò a Verlaine.

<<Se cerco l’acqua d’Europa/ è la pozzanghera fredda e nera/ dove un triste fanciullo in ginocchio/ lascia un fragile battello come una farfalla di Maggio.>>

 

Adolfo Sergio Omodeo, psicologo, operatore sociale e saggista, sviluppa qui argomenti proposti in “Metrica e Stilistica”, pubblicati sempre sul sito “La Recherche”.

Si prega di citare la fonte facendo riferimento alle idee qui espresse.

 


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