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Buttiamocela!

di Francesca Luzzio
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Pubblicato il 12/04/2012 11:39:12

BUTTIAMOCELA!
-Ciao, mamma!- Giovanni ,salutata la madre, esce veloce da casa.
“ Cazzo,l’ascensore è occupato, scendo a piedi è meglio” corre così veloce per la scala, attraversa velocemente il lungo androne e finalmente, acceso il motore posteggiato sotto casa, via di corsa verso la scuola,anzi verso Alice con la quale ogni giorno s’incontra prima dell’inizio delle lezioni.
La strada su cui si affaccia il suo liceo è già piena di ragazzi : alcuni posteggiano il motore, i più studiosi, seduti ai margini dell’ampia gradinata d’ingresso, ripassano, le coppiette si stringono e si sbaciucchiano, altri fanno crocchio e discutono, fumando. Alice è lì e anche lei in disparte fuma, sfogando così l’ansia dell’attesa.
Vedendo Giovanni, Alice emette un sospiro di sollievo, gli corre incontro,ostenta un sorriso smagliante, gli butta le braccia al collo e dice:
-Tutto bene,perché hai tardato?-
-C’era traffico,mi dispiace.-
- Mi vuoi bene?-
- Ma sì ,amore mio,non vivo più senza di te- E così dicendo, Giovanni se la stringe forte al petto e al caldo contatto del suo seno, delle sue cosce non può non notare come tutto il suo corpo si svegli in spasmodico desiderio.
- Io ieri non ho potuto studiare, ho pensato in ogni momento a te-
Soggiunse Alice, anche lei con i sensi eccitati da quell’abbraccio intenso,profondo,suscitatore di brividi che dalla schiena salivano intensi su, verso la testa.
- E mi hai mandato trenta messaggi! Trenta torture per mie sensi, trenta quanto i denari del traditore Giuda, ma tu non mi tradisci, vero?-
E così dicendo Giovanni sbaciucchia la sua ragazza sulle nani, sul viso, in ogni parte scoperta del suo corpo.
Mentre così procede il tattile dialogo, l’ardore dei sensi, il cielo azzurro, il tiepido sole,tutto complotta per indurre la coppietta a marinare la scuola.
- Ogni tanto fa bene disintossicarsi, lontano dalle barbose lezioni mattutine, perché non andiamo ai giardini? propone Giovanni.
-Che dici ce ne freghiamo delle lezioni ,ce la buttiamo anche noi? Ma io oggi ho compito di matematica, oh Dio, lì c’è il Prof! –
Risponde Alice ,intimorita dalla semplice vista del suo insegnante.
- Ma che te ne frega di quello! E non guardarlo più, altrimenti m’ingelosisco- Risponde Giovanni, un po’ irritato più dagli sguardi che dallo zelo scolastico di Alice, la quale stupita dalle parole del suo ragazzo, risponde:
-Sì, quello di quarant’anni dovrei guardare!-
- E chi lo sa mai, il fascino del vecchio: i capelli brizzolati,la barbetta,il passo sicuro e l’aspetto altero e, mentre così dice, Giovanni ne imita l’andatura,suscitando il sorriso della sua amata, che sciolto ogni indugio esclama:
- Ma va là! Ok, buttiamocela, tanto di compiti ne faremo altri.
Così Alice e il suo Giovanni, lasciano l’atrio del loro liceo e in mezzo al traffico intensissimo a quell’ora del mattino, cercano di avviarsi verso la vicina villa Imperia, meta abituale dei ragazzi degli istituti circostanti, quando per un motivo o per un altro decidono di non andare a scuola .
Il giardino è molto grande , pieno di vegetazione di ogni tipo: palme ,pini marittimi, enormi ficus e poi siepi e cespugli di fiori di ogni tipo ; in perfetta armonia con la ricca vegetazione, ci sono fontane gorgheggianti tra fanciulleschi giochi di limpide acque, rese dorate dal sole, viali ampi o piccoli e tante, tante panche, alcune seminascoste da rami cadenti,complici, ammiccanti, invitanti ……, mentre il cinguettio degli uccelli si unisce in naturale sinfonia alla voce schietta dell’acqua e le tortore con il loro naturale assentire approvano compiacenti le effusioni sentimentali delle coppiette.
Alice e Giovanni sono diretti proprio lì,in quella stupenda oasi,dove la natura si rende complice degli amanti, fautrice dell’espansione sentimentale delle pulsioni dell’anima e del corpo. Percorrono il tragitto che li separa dalla meta, parlando e sparlando dei professori che hanno in comune, ma una volta giunti in quel paradiso terrestre, spinti da travolgenti fervori,cominciano a cercare con lo sguardo una panchina appartata, più consona ad esprimerli . Così si dirigono “ come colombi dal disio chiamati” là dove sembra loro più opportuno.
Un’attrazione fatale, una sensualità travolgente, una spinta misteriosa che in un momento inatteso della vita si sono accesi in loro e, come fuoco indomabile, illuminano i loro sguardi,i sorrisi, fanno battere forte i cuori e riempiono l’anima di tanta voglia di darsi, di dare, di camminare insieme verso una meta, anche se non si sa quale. Alice e Giovanni si sentono come nubi vaganti nel cielo, che forte vento spinge ad unirsi, ad amalgamarsi, senza che niente più li distingua: un lungo bacio e altro ancora e poi ancora…… Frattanto le nonne passeggiano i piccoli nipoti e distolgono lo sguardo dei piccoli, cambiando viale, qualcuno porta al guinzaglio il cane, altri leggono il quotidiano, dei bimbi smollicano del pane per attirare i piccioni, i carabinieri a cavallo fanno il loro giro di perlustrazione , ma nessuno osa disturbare : ora un sorriso nostalgico,ora uno sguardo furtivo o innocente accompagnano l’espandersi dei sentimenti, mentre complice il vento soffia leggero tra i rami che si sussurrano parole d’amore e lo scroscio delle fontane,pudico sorride.
FRANCESCA LUZZIO








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