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IL fiume madre

di Alessandro Carnier
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Pubblicato il 13/04/2024 04:49:21

 

 

Andare sul fiume, questo fiume, è fare… era un impulso innato che Beppe aveva avuto fin da bambino, poiché molto da giovane e da adulto, ma anche da vecchio, si rendeva conto che il fare in fin dei conti era un modo reattivo per fronteggiare i problemi che il vivere ti impone. È la volontà che conta, tutto il resto svanisce come la foschia del mattino che con il primo sole evapora.

Era ormai pomeriggio inoltrato e si era alzato dopo essersi addormentato sul vecchio divano, ma non per andare alla stalla, a quello ci pensava Maria, sua figlia, o sui campi dove c'era suo figlio Dino, si sentiva ancora il rumore del trattore. Aveva preso la sua canna da pesca per andare sul fiume a vedere se c'era ancora qualche trota. Erano anni che non si recava sul fiume a pescare, aveva sempre lavorato molto sui campi e alcuni periodi della sua vita rinchiuso nei capannoni delle fabbriche, sapeva che il fiume per via dell'inquinamento è dell'incuria non era più lo stesso, i suoi amici spesso si erano lamentati dell'impoverimento della fauna ittica, in ogni caso voleva accertarsi di persona delle sue condizioni. Non aveva detto niente a Maria, perché avrebbe certamente tentato di dissuaderlo. Da quando aveva festeggiato i settant'anni, i figli lo trattavano come un bambino, si preoccupavano per ogni cosa che lo riguardava, lui li lasciava fare.

Percorse così la strada sterrata col suo motorino Piaggio ciao, vecchio quasi tanto lui, attraversò i campi e poi i pioppeti e la sterpaglie a ridosso del greto ghiaioso. Si fermò nel solito punto, prese in mano la canna e la borsa con qualche verme e altre poche cose e s'incamminò lungo l'ampia sponda. Anche quest'anno, ad ascoltare i notiziari in TV, pareva che la fine del mondo fosse vicina: la siccità, appena non pioveva per qualche giorno, le bombe d'acqua, quando si avvicinava un forte temporale. Il paese era sempre in emergenza, ma lui non se ne curava. Durante la sua esistenza aveva visto che normalmente la natura aveva alternato annate più calde e più fredde, raccolti abbondanti e magri e non sopportava più quella nutrita fauna di esperti in ogni campo che infestavano trasmissioni televisive e quotidiani, motivo per cui il televisore era quasi sempre spento, se non nelle rare occasioni in cui di notte guardava qualche vecchio film in bianco e nero.

Beppe si avvicinò all'acqua nel punto dove la corrente si placava rallentando in un'ampia e profonda e larga ansa che formava un gomito, e dove spesso le trote si riposavano attendendo gli insetti che cadevano esausti dopo aver volato tutta la giornata. Notò casualmente una cavalletta di colore verde, ferma, immobile, vicino alla borsa appoggiata accanto al suo piede sull'erba, la bloccò istintivamente come aveva fatto tante volte da ragazzino, quando d'estate in quel posto ci veniva a piedi scalzi durante quelle lunghe giornate infuocati nel mese di luglio, quando l’aria vibra sotto la vampa del sole e i refoli di vento resi roventi dalla ghiaia dell'alveo del Tagliamento portano a tratti il rumore delle trebbiatrici al lavoro nei campi.

Beppe la utilizzò come esca al posto dei vermi, poi lanciò più volte a monte, in modo che lentamente la corrente la portasse sotto l'ombra di un gruppo di acacie prolungata sull'ansa del fiume. Inaspettatamente quando ormai stava per abbandonare la sponda il galleggiante affondò bruscamente, seguito da uno strattone deciso della lenza che fece piegare la canna con la punta che penetrava in acqua tutte le volte che il pesce per sfuggire cambiava repentinamente direzione. Beppe sapeva bene che doveva trascinarlo sulla sponda bassa e ghiaiosa, evitando le ramaglie trascinate sul fondo nella parte più interna del gomito del fiume, dove era immobile, col rischio che il terminale si strappasse. Fu quando dopo parecchi minuti, quando ebbe la sensazione che quella che doveva essere una grossa trota si fosse stancata e opponesse meno resistenza, quando lentamente trascinandola verso la sponda dove l'acqua era più bassa, che avvertì una presenza inquietante. Infatti, a una ventina di metri alle sue spalle, controluce, si stagliava la sagoma di quello che Beppe pensò fosse dapprima un grosso cane randagio.

Disturbato da questa presenza allento la presa sulla canna, per essere un cane, assomigliava troppo a un lupo. Il torace massiccio, le orecchie tese di forma triangolare e la base molto larga, le zampe sottili, i peli lunghi e setolosi. Il colore grigio del mantello con sfumature più scure, dal marrone al rossiccio. Somigliava troppo a quelle immagini viste più volte in TV e sui social Internet. Si ricordò di un articolo letto sul giornale locale degli avvistamenti di lupi e degli innumerevoli attacchi a pecore e vacche nelle vicine montagne, ma non poteva credere che si fossero spinti così a valle.

Beppe lentamente portò il pesce a riva, e fulmineamente la bestia entrò in acqua e afferrò la preda strappando il terminale, poi si dileguò tra i cespugli con la trota serrata fra i denti. Beppe raccolse la borsa è s'incamminò verso il punto in cui aveva lasciato il motorino, tirando un sospiro di sollievo. Rientrando a casa non si stupì più per l'accadimento, poiché trovava possibile che qualche lupo potesse essersi spinto così a valle, la montagna era già da molti anni che subiva un forte e continuo abbandono, ad esclusione delle località turistiche più rinomate, i boschi erano per lo più incolti, e perciò si ripromise di prestare più attenzione la prossima volta che si fosse recato sul fiume.

Quella sera rientrò a casa senza accennare nulla ai figli dell'accaduto, anche perché non era ormai certo che fosse un lupo e con molta probabilità l'avrebbero certamente deriso, era la prima volta che forse ne aveva visto uno. Passarono dei giorni nella più assoluta consuetudine. Una sera ricevette una telefonata.

Pronto, chi parla?”

Ciao Beppe, disturbo, non stai mica cenando?”

No, tranquillo Attilio, sto sorseggiando il solito dito di grappa.”

Bene, anzi no, non mi va bene. Questa mattina ho trovato una vacca morta, l'avevo lasciata fuori nel recinto insieme ad altre cinque. Mi ha svegliato il cane, abbaiava e ringhiava, così sono uscito a vedere... il tempo per arrivare al recinto e l'ho trovata con la gola squarciata e con altre ferite, come se fosse stata morsa a morte. Anche il cane era ridotto male.”

Ho paura che si tratti di lupi, ne ho incontrato uno giorni fa.” Bepi riferì ad Attilio dettagliatamente l'accaduto.

La voce dell'avvistamento si sparse in paese, e le autorità, sollecitate dai notiziari e dai giornali locali si occuparono del problema. In un primo momento si parlò di cacciare e sopprimere il lupo, ma poi sull'onda delle proteste animaliste e di interviste fatte a esperti, nulla venne fatto a causa delle solite lungaggini burocratiche con lo scaricabarile delle responsabilità e di chi in sostanza avrebbe dovuto intervenire, finché la questione venne assopita da nuovi accadimenti.

Beppe il mattino seguente salì in auto e raggiunse Attilio. Giunse nel cortile di casa mentre stava armeggiando con un fucile da caccia.

Che stai facendo Attilio?”

Sto pulendo il fucile, non lo vedi! Se quei lupi si fanno vivi, non mi troveranno impreparato Beppe.”

Lascia perdere, avrai solo guai. Non credo che si possano sopprimere i lupi, sono una specie protetta. Se lo fai, ti ritroverai alle costole la forestale, e magari anche una denuncia sul groppone.”

Se non faccio qualcosa, rischio di perdere altre vacche. Ai tempi di mio padre queste cose le avrebbero affrontate diversamente. In montagna se abbattevi un orso ti davano la taglia.”

Attilio i tempi sono cambiati, e non in meglio come speravamo, quando eravamo giovani e il futuro ci appariva radioso e pieno di promesse, le stanghette dell'orologio sono andate all'indietro, perdendosi per strada i diritti acquisiti e pezzi di libertà. Vedi anche tu, che nessuno decide niente, e anche se ci scappasse un morto, troverebbero una scusa per giustificarlo. Siamo nell'epoca delle grandi bugie, delle incrollabili certezze e della fede religiosa nelle scienze e nei modelli matematici. Quei pochi che si pongono dei dubbi non vengono ascoltati, ma sono derisi e screditati.”

Mi pare un mondo che gira al contrario, dove tutto è sottosopra Beppe. Gli animali vanno rispettati, ma se uno di essi diviene pericoloso per gli allevamenti è l'uomo andrebbe abbattuto, non ti pare?”

Così avrebbero agito i nostri vecchi, ma ora come ora le cose si sono invertite, l'uomo è sacrificabile perché in soprannumero, soprattutto gli anziani, mentre molte specie animali sono in estinzione, quindi più preziose per i paladini dell'ecosistema. A qualcuno sarà forse venuto in mente di diminuire la popolazione della terra, partendo magari dai vecchi che non sono più produttivi. Viviamo nella società fondata sul libero mercato, è chi non è utile va smaltito come un rifiuto qualsiasi. Ora ti devo salutare, si è fatto tardi.”

Beppe rientrò a casa sconsolato non sapendo che fare per aiutare il suo amico.

Nelle settimane che seguirono vi fu qualche altro sporadico attacco al bestiame, poi un periodo di calma. Beppe decise un mattino di recarsi nuovamente sul fiume a pesca, non tanto per ferrare qualche pesce, ma semplicemente per rilassarsi all'aria aperta lontano dai rumori della civiltà: trattori al lavoro, motoseghe gracchianti e auto e camion in transito sulla statale.

Si posizionò all'ombra di un vecchio leccio e lanciò la lenza in acqua puntando con lo sguardo il punto da cui fuoriusciva il filo dalla corrente. Fu solo dopo qualche istante che si accorse della presenza del lupo. Era lì come se si fossero dati appuntamento. Beppe prese due fette di salame dal panino che si era portato per colazione e gliele lanciò, il lupo le prese al volo e poi si accovaccio, come se fosse in attesa che Beppe ferrasse una trota. A questo seguirono altri incontri, Beppe e il lupo si tenevano a distanza guardinghi ma rispettosi, quando Beppe ferrava un cavedano o una trota era ben felice di lasciarla al lupo, poi dopo qualche tempo il lupo non si fece più vedere e cessarono anche le incursioni al bestiame. Beppe continuò a frequentare il fiume nelle speranza di rivedere il suo amico a quattro zampe, ma ciò non accadde. Frequentare il fiume e semplicemente contemplarlo lo quietava, al contrario di quando era costretto a recarsi in città per qualche incombenza, dove i vivi pedinano i morti e di umano è rimasto ben poco.

 


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