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Nel volto che trapela dentro il viso

di Amina Narimi
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Pubblicato il 20/06/2014 22:24:01

Il segno è figura,

la figura è atto,l’atto è unità,

comunione, integrazione, generazione;

l’unità è il divino, il divino è figura,

la figura è segno

 

-Emilio Villa-


Non sapevi del divino, o dello spirito distinto
Dalla carne, nella realtà sensibile e unitaria
Con le grandi chiazze rosse dei bisonti
E il coltello di silice insanguinato

Dell’uomo dentro l’uomo_remotissimo
Nella tua  naturalezza,
Il sacrificio 

E' l'equilibrio di energia
Tra l’animale e la figura sulla pietra


Nella caverna siete uno e tutto il mondo,
Nutriti della carne primordiale, un solo Dio.
E tu lo mangi, nello scambio, 
Rinasci l’omogeneo - il nostro agnello, 
Mutato in salvazione
- non c'è morte,
A risospingere la vita. Nel simbolo agitato,

Prima del totem del tabù e di ogni religione,  

Sei presente, al massimo universo

 

Con un segno una ferita- tra le mani
Forti le incisioni o  leggerissime- 
Sul ventre del magma immaginario
Ti dilati per contorni, poco a poco
Le  corna sono vita, e gli occhi e il cuore 
Del bisonte, che gronda sangue o stride
Del divino percepito : Sei il segno


Tradotto dal silenzio dell'amigdala-
A misura delle mani, la tua mandorla,
Dichiarazione umana, più che un nido-
Con il cuneo nella mente hai scritto i battiti
Hai deciso per la forma con la punta, 
Per nutrirsi, per nutrire  un’anima,
Accumulata nelle tue caverne sacre

 

Senza passato della prima morte 
Nell'atto  dell' inizio in creatura
L'intero concepire, tutto il  tuo pensare,
Nell’esplosione irrimediabile del rito,

Al sommo dell’azione, la più lunga

E' scrivere: la forma della bestia,
Col movimento delle dita come fiati
 
Colorerai le vibrazioni semplici del polso
La concezione dall'impeto  al riposo
Senza  numeri del tempo, ti ripeti, uno,
E uno dopo l’uno ancora  uno

Nella pura quantità del Tutto.  Il nome è solo
La voce universale, nella sua matrice, il vento


Nel silenzio,  sacerdote e vittima, di sale umano
Veemente  fino all’orizzonte e al primo cielo 
Delle acque di una partoriente, fino al germe

Al cenno al soffio umano, a quello che sarà

Una poesia
Sul ventre amplissimo dell'immaginazione,

La rinascita dell’anima, primordiale al sé umano

Sulle vertebre ora cantano i tuoi versi
 
Rischiarati dalle tracce di una luce
Con la scia nel nostro sguardo scriveremo
Con la sinistra delle mani
Disseminando nel gesto le visioni
Come croci cerchi stelle o altre  sfere, 
Nel volto che trapela dentro il viso

Nell'ultimo nascondimento della luce 


In_segni, prima del fiore, la radice-
Traversarla , nel più piccolo morire
Della vita- da cui si irradia l’infinito


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