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Canto Generale Luna terza e quarta

di Marco Ribani
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Pubblicato il 03/04/2016 00:07:28

III
Luna piena
La luna è una donna che lava i panni nella via lattea.
Le sue cose sono cosi misere che ha vergogna
di mostrarle alla luce del giorno.
Non si accorge ma comincia a cantare.
E solo i più acuti sulla terra sanno
che quel che sembra uno stormire di foglie
sulle cime più alte degli alberi è in realtà un canto
La guarda una donna che ascolta
il respiro prepotente dell’ uomo accanto a sé
il respiro prepotente dell’ uomo
e si fa la domanda se è poi giusto
che la morte non sia prestabilita. Non sia un incantesimo.
Non sia un incantesimo
Non sia come un nero sipario
che si chiude alla fine del secondo tempo.
Un nero sipario che si chiude
Un grande grido che spacca il cielo
e reca poi un un silenzio fulminante
Dunque ! E’ tutta qui la vita?
Cosa speravano allora quelli che una volta vivevano?
E’ tutta qui la vita?
O madre sono così stanca. Di tutte queste coste rotte.
Di tutto questo morire e rinascere
O madre sono così stanca.
Di tutta questa muta sete che ho patito.
Di tutta questa rossa fame nel ventre che ho sentito
questa muta sete questa rossa fame
E se nasco ogni alba è solo per le mie sorelle.
Per le tue figlie immobili a patire.
Per le tue figlie immobili a patire
Ma stanotte il vento si è introdotto nella stanza
e mi ha portata un canto spigoloso di voci e pietre
il vento si è introdotto nella stanza
Un canto da mugolare a bocca chiusa.
E a ogni pausa di respiro una spinta. Un parto di dolore.
Non sa ma incomincia a cantare.




IV
Luna piena
La Luna si disvela come il volto di una ragazza misteriosa e azzurra
Dice di essere la mente liberata dalla morte ed è di questo che riluce
La guarda un vecchio che ha un canto cucito nella gola col filo della solitudine
un canto cucito nella gola
Sa che tutto è già stato fatto. Che tutto è già stato cantato.
Che tutti gli strumenti hanno suonato.
Che tutto è già stato cantato
E tuttavia sa che anche questa ultima notte cosi ‘ lieve
va ricevuta con un canto
questa ultima notte cosi lieve
teme la morte l’ esclusione dal canto generale
che la vita si trasformi in un’attesa
l’esclusione dal canto generale
Si potrebbe intanto – dice- cercare tra le parole più antiche
quelle liberate dalla morte
cercare tra le parole più antiche
Si potrebbe – dice- gettare tutto
nel magico paiolo astutissimo del caos
nel magico paiolo astutissimo
Si potrebbe – dice – alimentare il fuoco
col respiro e poi lasciare decantare
alimentare il fuoco col respiro
Forse allora una voce nascerebbe dal paiolo
e ordinerebbe : Canta !
Mangia !
Direbbe perchè è il tuo canto che ti nutre e ti rende senza morte
Non sa ma incomincia a cantare
Non sa che il canto è un eco profondissimo . Non sa che il canto è muto
e finalmente i cieli sono vuoti

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