Non conobbi altro traboccar dall’orlo…
Il miracolo d’espellere le spine
tra le maglie d’un cancello arrugginito
fu simile ad un miraggio in terra d’Africa
Da rosa ad erbaccia, il passo breve
e tra le pietre restarono ferite assedi ed ombre
frammenti d’ali e piume ed ossa
nutrirono il fango con la pioggia
Fu la fine sulla lama d’una parola
per l’anima squarciata da tempeste
a me note e sconosciute a chi pretese
di guarire la vita dai suoi mali
Fu il riemergere dai flutti anche dai lutti
a frammenti a stille a schegge a lampi
per cercare nuova forma e resistenza
a correnti avverse demoni esultanti
Fu il mutare nel rimembrare essenze
svaporate o forse sotterrate
il volo bruco – farfalla, tatuato
da chi s’ostinò tenace oltre la pelle.
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