Pubblicato il 21/07/2011 09:38:30
Genova che sorride adagiata sul mare nobile dama che non abbassa lo sguardo che non vuole dimenticare, il ricordo ferisce come abbagliante lama.
Genova del G8 cinta d’assedio, sbarre, cancelli, grate, inferriate.
Genova dei mille volti radiosi, mani protese, mani intrecciate, mani amiche i colori, la musica, le voci, il canto del mare per le vie antiche.
Genova, fiore di vetro nell’orgia del potere stretto, asfissiata nella cortina del Palazzo. “Danni collaterali”, l’odio dentro facce sfigurate in ghigni infernali impeccabili in grigio doppiopetto lo sprezzante, squallido sghignazzo.
L’urlo della marittima sirena a stridere nell’aria con furore.
Lo sconcerto, la pena, il fremito d’ali del dolore, il volo insonne, inquieto di falena.
Candido volo di gabbiani un decennio di silenzio e d’oblio dal deserto rosso di quei giorni lontani.
L’abbraccio del porto a piangere in petali di gigli bianchi un ragazzo morto.
Il commiato dei camalli il riecheggiare commosso della sirena, il pianto ombroso dei carruggi mentre nelle ultime fatali ore di sangue si tinge la rena.
Verso il Golgota sali, giovane Icaro dispieghi disperate, fiammeggianti ali insieme ai giovani compagni intrappolato nella zona rossa verso la morte fuggi.
Genova ,nobile signora d’antica virtù marinara ad assistere al massacro dolente ed amara.
Il cerchio di fuoco si fa sempre più stretto corrono rei i minuti di quel 20 luglio maledetto.
Mai più il tuo sorriso a tinger di sogni e speranze il giorno diletto, serrato il pugno d’un esule giugno.
Ed ecco Piazza Alimonda, le grida, le cariche, i passi ferali, manganelli levati, scudi, assetto di guerra di cilena memoria,
già lontani nel rimpianto del bianco e nero sospirato i tuoi anni di bimbo a giocare nel soleggiato cortile dimenticato.
Quel giorno incredulo avresti scritto Tu giovane morituro la storia.
Il tuo viso sotto tiro, il riverbero già evanescente d’un sorriso puro la vita d’un ragazzo nel mirino.
Uno sparo riecheggia fende l’aria ed il rimpianto la Memoria lacera il cuore come impazzita scheggia.
Cadevi esanime nell’afa di un giorno qualunque sul caldo selciato sullo scarlatto asfalto.
Nudo, esanime, bianco d’alabastro il colore della morte, rosso vermiglio il destino baro dal crudele artiglio.
Finiva in tragedia il giorno. A sera per Te a casa non ci sarebbe stato ritorno.
In fretta nella cronaca nera un trafiletto ad archiviarlo.
Piazza Alimonda ribattezzata Piazza Carlo Giuliani, in alto in pugno chiuso una selva di mani.
L’ abbaglio di stella della folgore, l’urlo della Memoria, a tinger d’amaro disincanto dal sapore d’assenzio la tragica storia…
Per non dimentiCARLO.
Alla memoria di Carlo Giuliani, assassinato a Genova il 20 luglio 2001.
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