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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Da ’ I Diari’ di Julien Green

di Cristina Bizzarri 

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Pubblicato il 08/04/2015 12:31:43

8 gennaio
Conoscete l’angoscia di seguire una via pensando con disperazione a tutte le vie ove non si passa, le vie ove coloro che vorrebbero conoscervi vi attendono e poi se ne vanno, vedendo che nessuno viene?
22 giugno
...Quante volte ho fatto un sogno con un giardino che non finiva più, una strada che continuava all’infinito e portava dritta fuori del mondo! Quand’ero bambino provavo talvolta un sentimento di collera al pensiero dei limiti imposti allo spazio; un muro, una porta mi indignavano.
21 ottobre
...Le parole, talvolta, si raccolgono come in se stesse e formano immagini che possono avere una cert’aria di verità da cui il cattivo scrittore e il lettore disattento si lasciano prendere. La realtà di visione vi chiede uno sforzo molto più rude, una specie di dono di se stessi. Non basta scrivere, ad esempio: “Essa indietreggiò dinanzi a quello sguardo”. Bisogna vedere, dal di dentro, ciò che le parole descrivono.
1933
21 febbraio
...Ma io mi abituo all’idea di scomparire e di veder scomparire con me tutto quanto io amo al mondo, poiché sembra ragionevole credere che noi siamo alla fine d’un gran ciclo. Quanto tempo dormiremo? C’è voluto il 1900 per scoprire a Cnosso ciò che resta della civiltà cretese. Quel mondo scomparso dormiva da tremila anni... Un giorno, un uomo passeggiando per i campi, con la punta del suo bastone rivolterà una zolla di terra, come talvolta si fa nella solitudine della campagna, mentre la mente è presa da fantasticherie. Egli urterà contro un pezzo di metallo, esclamerà: “Guarda, forse c’è qualcosa qui sotto”. E se è un curioso, sapiente e ricco, farà scavare il suolo e sotto otto nove città sovraposte può darsi che egli scopra Parigi, come Schliemann ha scoperto Troia. E se quel pezzo di metallo non lo intrigherà, noi continueremo a dormire.
23 febbraio
Spesso, pensando alla morte, mi dico che sarà come un risveglio. Ci sarà qualcuno che mi dirà: “Ebbene, hai visto cos’era? Che ne pensi? Non valeva la pena d’aver paura”. E mi interrogheranno come s’interroga un viaggiatore che torni da lontano. Ma io non mi ricorderò che dell’amore.
1935
20 dicembre
Da qualche anno in qua mi sono staccato da una quantità di cose. Mi sento talvolta come un uomo in barca. La barca s’allontana dalla riva. Vedo ancora la terra e i suoi fiori, le case, tutto quanto essa ha di bello e di buono da offrirmi, ma di tanto in tanto una possente remata mi allontana un po’ da tutto ciò. Provo allora una leggera angoscia seguita da un sentimento di sicurezza profonda. [...] Quando penso alla mia vita, in essa vedo poco progresso. Però c’è in me un gran desiderio di conoscere la verità, ma è un’avventura che richiede molto coraggio. Se mai io giunga a conoscere questa verità, la farò condividere da tutti coloro che amo. Verrà il giorno in cui saremo pronti. Allora dirò quanto appresi e saremo molto più felici. Sapremo finalmente tutti che la morte non esiste, che la morte è un incubo inventato dall’ignoranza, e noi staremo insieme per sempre...
1936
5 febbraio
Come mutare la mia vita? Dal di dentro. Inutile bruciar libri e manoscritti. Il distacco non avviene così; è un cuore nuovo che bisogna chiedere e il resto si compie senza difficoltà.
30 novembre
Di ritorno a Parigi e solo. Ieri, per un momento, ho provato una gran voglia di aprirmi con qualcuno, di parlargli delle mie difficoltà intime. Poiché non va bene starsene sempre zitti. Ma come parlare di ciò che, talvolta, è di là dal linguaggio umano!
...Ho finito col credere che la morte non esiste, che non c’è se non un lungo svolgimento della vita attraverso i secoli, che l’annientamento del corpo è una liberazione, che il nascituro immagina di morire perché si stacca dal ventre materno e che la stessa confusione si verifica nella nostra mente nel momento in cui rendiamo l’ultimo respiro.
1937
27 luglio
Ogni volta che apro la Bibbia, ci trovo un’allusione diretta alla mia vita, ai miei problemi, alle forme particolari che prende in me la debolezza morale. Per ciò io vedo in questo libro un libro magico.
9 ottobre
Lascio che il disordine si stabilisca come gli piace nella mia giornata, mangio senza gusto, e mi corico scontento; ma, che sto facendo del mio tempo? Niente. Vado in giro senza scopo, per ore e ore, e il ricordo di esse presto scompare dalla mia memoria.


1938
Febbraio
Penso che in ognuno di noi siano, non soltanto i due uomini di cui parla San Paolo, ma una buona dozzina di personaggi che di rado s’accordano fra loro e quasi sempre si contrariano. Uno dei personaggi è un eccentrico: no, diciamolo più schiettamente, uno die personaggi è un pazzo. Tutto hanno una parola da dire, e anche il pazzo ha pure lui da dire la sua.
11 agosto
L’insetto che osserviamo, ci vede? No, senza dubbio. A stento ha coscienza d’un oscuramento della luce sopra di sé. Così, forse, siamo osservati noi a nostra insaputa da esseri fuori d’ogni nota misura... Esiste forse uno spirito, un angelo, una potenza, come dice il vangelo greco, e che pensa vedendo uno di noi: “Eccolo per dieci, cento volte, quel povero insetto s’arrampica sui vetri ove si sforza di trovare un’uscita al sole e all’aria pura.”
Opera di riferimento: Julien Green, Diario 1928-1934, 1935-1939, Milano, Mondadori, 1946
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Introduzione e selezione dei testi a cura di Flavia Catena

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