Franca Alaimo
- 30/06/2013 16:02:00
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La letteratura ocidentale ha da tempo smarrito il rapporto fra uomo e natura, e, relegando questultima ad un elemento secondario, sbiadito e subordinato, non ne comprende più la funzione e la bellezza. Nella poesia della Ruggiero la natura, nel diventare soggetto dominante, relega la presenza umana ad "un dettaglio fuori asse", ribadendo, sia pure in un rapporto ribaltato, la disarmonia e lo squilibrio. Lautrice, mentre osserva da un punto di vista del tutto minoritario la vita di creature animali e vegetali, ne canta forme e suoni come segni di un alfabeto incomprensibile. Spia ne è anche il linguaggio, alieno da toni idillici e nostalgici, ma del tutto descrittorio. Il gufo, le lumache, le rocce, i boschi si trasformano in presenze solide, quasi profetiche del terribile destino di unumanità sempre più fragile.
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