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Commenti al testo di Amina Narimi
Spugna damore
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Franca Alaimo
- 09/09/2014 18:44:00
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E una poesia sul processo di conoscenza che luomo mette in atto per capire linesauribile vastità e complessità del mondo, che altro non è che un "quadro" che il pittore Dio continua a comporre. Luomo lo conosce attraverso i sensi fisici, ma bisogna ch egli spalanchi quelli interiori del cuore e dello spirito per comprenderne lessenza. Ecco perché lamato che spalanca la finestra al mattino inondando la stanza di luce e gioia rappresenta anche una metafora di questatto conoscitivo globale. E infatti lAmore che solo può cum-prehendere il tutto, se esso corrisponde ad unautentica apertura. "La Luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non lhanno accolta", recita lincipit del vangelo secondo Giovanni. La luce del sole è della stessa sostanza di quella che ci splende dentro: bisogna solo imparare ad accoglierla.
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Sara Cristofori
- 08/09/2014 15:25:00
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Amina, la tua poesia è talmente "tanta", che sarebbe presunzione commentarla, a me basta riempirmi col leggerla :)
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Cristina Bizzarri
- 08/09/2014 07:07:00
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Amina Narimi, al limite estremo della parola, affacciata sullessenza - dopo aver attraversato il mare della sapienza resta una semplicità nuda. Come di innocenti.
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Lorenzo Mullon
- 07/09/2014 20:48:00
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ma allora, se non vè che "io", dovè "Dio"? sparito? allora è vero, siamo noi a creare il mondo, col nostro sguardo, il nostro umore, il nostro dubbio etc. "Dio" non è necessario, è solo un simbolo, unidea, non una persona . . . .
bellissima poesia, incantato, come sempre grazie
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Paolo Melandri
- 07/09/2014 20:29:00
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Carissima Amina! Ecco che un sorriso ha illuminato il mio viso e dolci onde lambiscono il mondo con le loro carezze. Le nebbie si sono dissipate sulla superficie dei pianeti, e i soli giocano gioiosamente con i loro raggi (li illuminano). Lo slancio, tuo?, mio?... nostro?... crea i mondi - lontano dal centro, sempre fuori dal centro (?) Io creo il mondo con il gioco del mio umore, con il mio sorriso, il mio sospiro, la mia carezza, il mio cruccio, la mia speranza, il mio dubbio. Lo stesso si può dire di te - tanto che puoi leggere "io" in prima persona, "io, Amina Narimi" - e non "tu, Paolo Melandri"... le determinazioni si riferiscono al "piccolo io", non al "grande io", il quale è incarnato in noi, e siamo noi, la nostra essenza. Ma "noi" è detto per semplificazione... non vè che "io"... Come sempre molto ammirato sapienza e caleidoscopica ricchezza tue composizioni reminescenti Hafez, Novalis e i grandi mistici...
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