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CHAT NOIR ELEC 3 CITIES Nuovo Album

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CHAT NOIR : ELEC|3|CITIES - 2014. Nuovo album digitale in 3D per RareNoise Records, ‘un suono completamente unico che può stabilire una direzione nuova e audace’ di questo trio formato da Michele Cavallari (pianoforte, tastiere, fx), Luca Fogagnolo (double-bass ed electric bass, fx), Giuliano Ferrari (percussioni, tamburi, fx).

 

ELECT|3|CITIES (RareNoise Records, 2014)

1. Avant Buddha

2. Chelsea High Line

3. Ninth

4. Pearls

5. Our hearts have been bombed

6. Peaceful

7. Radio Show

8. Aspekt

 

Approntare un nuovo album di ricerca spesso richiede un impegno non indifferente, soprattutto se misurato su quanto prodotto precedentemente, cosa da evitare sempre perché l’autore/i cresce attraverso la ricerca con la sua musica, tralascia, sorvola, si trasforma, per diventare ‘altro’ e approdare 'altrove', in luoghi spesso sconosciuti, mondi estremi dai quali è poi difficile fare ritorno, allo stesso modo che la conoscenza apre verso l’ ‘altro’, si evolve, trascende, turba e/o emoziona, si fa scoperta, invenzione. Lo stesso può dirsi della musica in quanto riflesso di attuazioni abitative cerebro-culturali necessarie a promuovere campi spaziali-educativi specifici e/o inusitati, talvolta completamente dissociati dalla memoria cui avevamo abituato l’udito, onde captare sonorità che navigano ad altissime quote, ‘oltre il silenzio’ e che attraversano allocuzioni bioclimatiche, cibernetiche. Molecole di note frante che si spostano nell’iperspazio, fino a giungere a noi entro i solchi di una realtà supertecnologica che dobbiamo abituarci a condividere e con la quale convivere, preparando il terreno culturale per un nuovo e più eclatante confronto.

Non è un caso che i Chat Noir si presentano dopo alcuni anni di assenza sulla scena discografica con un album innovativo per darci conferma della lezione ‘dinamica’ sperimentata in ‘Weather Forecasting Stone’ (2011), e qui ridisegnata seguendo soluzioni da impiantistica per ‘future architetture sonore’ atte a risolvere nello specifico il contrastato rapporto spazio-forma liberando definitivamente la musica dalle sovrastrutture del tempo, per restituirla integra alla luce che la ravviva, all’aria che la conduce, all’armonia stessa della natura dove ogni volta s’immerge e rinasce trasformata da nuove sonorità. Come nuova è la dimensione ‘elettronica’ raggiunta dal gruppo che lascia intra-ascoltare assonanze armoniche e/o disarmoniche solo apparentemente diverse per natura sonora, per cui ‘Boston’, ‘Berlino’, ‘Roma’, rappresentano qui tre punti focali (3D) di possibili temi: la ‘città creativa’ la ‘città educativa’ e la ‘città aperta’. Tre soluzioni che non riducono la possibilità di sovrapposizione e di concezione sonoro-urbanistica in atto, bensì si fanno comunicazione, accentramento della tecnologia di massa, confusione metropolitana che, semmai, suggeriscono il superamento della dimensione passato e/o presente per una ‘fuga dalla città’ che va incontro al futuro.

Una spinta ulteriore verso il recupero del tempo attuale quindi, onde ottimizzare e riorganizzare volumi e frammenti di un discorso musicale frantumato e fin troppo dispersivo cui l’attuale Jazz, almeno quello di matrice Europea, ci ha abituati e sebbene recentemente abbia abdicato alla contaminazione per sfociare in un ibrido non sempre motivato. L’odierno approdo dei Chat Noir giunge al risultato di una nuova e più aderente ‘personificazione’ che li distingue da tutte le altre formazioni, nel delineare un ‘classicismo minimalista’ (Schulze, Henze, Górecky, Takemitsu, Pärt ed altri), ‘cinematografico’ (Nyman, Glass, Vangelis) e ‘impressionista’ (John Cage, Brian Eno, Keith Jarrett, Stomu Yamashta’s) nell’accezione di ‘impronta’ (luci ed ombre) che la trasparenza dell’aria (l’effimero) concede alla musica. I limiti di questo discorso sul ‘minimalismo’ in musica, risultano più evidenti se si tiene conto che a tali e delineati approdi non è seguito un ‘creativo’ avanzamento musicale nell’insegnamento che vada oltre Berio e Stockhausen o Ligeti, e per l'Italia oltre Bruno Canino e Antonio Ballista.

Ciononostante, la ‘ricerca’ approntata dai Chat Noir non impedisce la possibilità di sperimentare azioni individuali e di gruppo all’interno dell’album, a cui si deve, in ultima analisi, il raggiungimento di un equilibrio che vede affiancate assonanze e sonorità di un discorso ‘liquido’ (Zigmunt Bauman) vicino all’essenzialità spaziale, la valorizzazione conforme all’habitat urbanistico, l’utilizzazione delle risorse liminali. Lo dimostrano alcuni brani in particolare ‘Radio Show’ e ‘Peaceful’, comprensibili di non rari verticalismi ascensionali che s’incastrano come soluzioni epicentriche nello spazio sonoro, liberate dall’oggettività della materia pentagrammatica che si delinea nell’odierno Jazz, per cui il ‘tempo’ è la cifra matematica di un ‘quantismo’ astratto che va assumendo una diversa identità, e i cui confini si spostano verosimilmente tra separazione e transizione di ‘nuova’ creatività, e tuttavia riconducibili a precedenti ricerche consolidate e riconoscibili in quanto ‘impronta’ originale dei Chat Noir: comprensibili nel formulare ulteriori e accessibili spazi sonori.

Sarebbe difficile discernere se Michele Cavallari (piano) e portavoce del gruppo è uno scienziato o un musicista, mentre è forse più semplice ravvisare quanto in entrambi i campi di specializzazione i due diversi mondi della ‘comunicazione’ e della ‘contaminazione’ interagiscano sulla sua creatività musicale. Da un lato il suo post-dottorato di ricerca presso il Centro Neurologico di Boston dove concentra la sua ricerca circa RMN (risonanza magnetica nucleare), applicata per scopi scientifici; dall’altro, l’apporto scientifico nella sperimentazione compositiva applicata alla musica, passando attraverso i confini naturali dello strumento.

Neppure Luca Fogagnolo (basso), rinnega le sue origini di giornalista per “Il Venerdì” di Repubblica, prima di essere un musicista jazz ispirato da artisti diversi dell’Europa del Nord le cui esperienze lo hanno portato a circoscrivere una distesa di suoni propriamente a lui consoni in modo indipendente e originale, dai toni ‘espressivi’, che arricchiscono la sua tavolozza musicale. Al pari di esplorazioni inusitate con altri strumenti come chitarra, theremin e trombone, in grado di riscattare il suo double-bass, sul piano della identità e determinatezza di suono, ampliando progressivamente il suo vocabolario con l'inclusione di tessiture elettroniche.

Giuliano Ferrari è un percussionista ossessionato dal suono che abbina a concetti matematici come tecniche di base alla musicalità del jazz e che applica a suoni contemporanei tramite la sperimentazione elettronica. Tutto o quasi lo interessa, dalla conoscenza di strumenti diversi, come ai tipi di legno che utilizza per suonare sul tamburo di sua creazione. La sua è piuttosto una certa abilità comunicativa che impiega in quanto forma straordinaria di un linguaggio non solo di accompagnamento ritmico, bensì di costante ‘dialogo’ con gli altri strumenti.

 

Albums:

‘Elec3cities’- RareNoise Records 2014 ‘Weather Forecasting Stone’ – Universal Music 2011

‘Difficult To See You’ - Universal Music 2008 ‘Decoupage’ - Universal Music 2007

‘Adoration’ - Splasc(h) Records 2006

 

Filmografia:

‘La Bestia nel Cuore’ (Don’t Tell)- Academy Award nomination for Best Foreign Language Film 2005

‘In Fabbrica’ - Torino Film Festival winner 2007

 

Soundtracks:

‘Bianco e Nero’ - 2008 Chat Noir Performing Pink Floyd’s “The Wall”- 2010

 

Live Performance Highlights:

Auditorium Parco della Musica (Roma, 2009 - 2011) Casa del Jazz (Roma, 2008 - 2010)

Radio Rai 1 "Tribute to Fabrizio De Andre" (Roma, 2009) Blue Note (Milano, 2007 - 2008)

European Jazz Expo (Cagliari, 2007) Villa Celimontana Jazz Festival (Roma, 2009)

Lives Jazz Fest (Bolzano, 2008) La Palma Club (Roma, 2007)

 

Contatti: info@chatnoir.it

 

Booking: Gee Goll booking@rarenoiserecords.com

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