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al testo proposto da Pietro Menditto
Due poesie
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ESULE
Non è qualcosa, non è qualcuno ciò che ieri forse ti ha lasciato. Non è qualcosa o qualcuno ciò che oggi ti ha abbandonato qui al tuo destino.
E' la vita stessa, questa luce col tuo volto così poco sostanziale. E' l'esatta carenza di luogo del tuo corpo posato qui su una sedia.
E' l'aria, una fuga di nuvole sulla rètina di un cieco, è questa perpetua durata, in mancanza di respiro divisa in misure e tempi.
E' la vita stessa, questo tremore che ti possiede, questa trama che sei tu. E' questa vita stessa che oggi ti lascia solo con il tuo peso specifico.
E' l'oggi con tempo da cani e carne umana, l'eterna febbre nella testa, la tua bestia. E' soltanto la vita stessa che oggi ti ha consegnato qui al destino.
DUPLICITÀ
Essa è il letto che non mi lascia sognare, la prima colazione, impossibile a inghiottirsi. E' il bacio del risveglio che così caramente mi sfigura e sfiora un morire che devo imparare.
Io sono il suo uomo che ha perso la solitudine e, diventato solo nella sua duplice essenza, si infatua di sé, ambivalente, insicuro. Essa è la ferita sanguinante che mi può guarire.
E' la luce che mi priva della luce. E' la via, che mi sbarra il cammino. E' la casa che mi aliena dalla casa e mi imprigiona all'indirizzo che le dico.
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