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al testo di Alberto Castrini
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Si può leggere un saggio storico e sorridere? Sì, è il caso di questo testo, scritto con stile brillante ed ironico. L'autore palesa subito di non ammirare lo scopo delle crociate e non evita pungenti riferimenti al quotidiano. Contesta che le Crociate siano sette, perché si tratta solo una semplificazione degli storici, si concentra principalmente sulla Prima, quella della conquista di Gerusalemme da parte di Goffredo di Buglione. Ma è persino la motivazione della Prima che viene contestata, con i suoi tentennamenti, le stragi degli ebrei al procedere dei pellegrini. Ovviamente i personaggi vengono vivisezionati, perché si parla di Crociati non di Crociate, con le loro debolezze, meschinità e spirito di rapina e gli accordi con i nemici musulmani per contrastare gli amici cristiani. Non sfuggono all'analisi le avidità degli ordini cavallereschi e l'enigmistico intreccio delle parentele dei regnanti di Gerusalemme, assemblate al solo scopo di mantenere solo l'immagine di un regno. Ed è significativo che le successive crociate non si pongano più nemmeno il compito di riprendere Gerusalemme, ma solamente i vari principati, fondati da chi s'era installato prima ancora di ottemperare al giuramento della liberazione. Grande risalto è data alla figura, divenuta subito leggendaria, per il comportamento “da vero cristiano” del curdo Saladino. Il testo è corredato da numerose cartine che illustrano opportunamente le località.
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