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al testo di Amina Narimi
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con un’annotazione lirica sospesa prima di partire torni, dentro una preghiera, dove non abitiamo più a riempire le mani con il volto della prima volta. Ricordo i miei capelli corti e le parole in gola, il desiderio poi allargando il mondo con le braccia tanto così, come quella foto sul pianoro dal quale osservare vita sentimenti e morte, con Noi. Anche oggi avrei voluto accucciarmi a terra e farti: qui, con la mano, rimaniamo, per tenerci fissi nello sguardo, al cuore
Con un fremito negli occhi e un giorno netto, non sarà più la stessa sera a dirci via, si va a letto.
È con le mani che facciamo nostre le preghiere spremendo il latte al seno, e il miele dalle dita di ogni padre, è così che cresciamo questo figlio_ amore
le preghiere sono un segno sulla croce un goccio di saliva trattenuto per la sera sul respiro di tuo figlio in contemplazione verso il sole in assenza della pelle in congiunzione nel fondo della gola piantando delle ghiande, per la fame, pregherò i tuoi occhifermi, a perdifiato, trascinando sul labbro quella luce dove avviene il gesto in fine sera
noi saremo nel piccolo mulino, con le arterie insieme dentro i rami dove mettere i piedi per bagnarsi, a fare dell’amore per domani. |
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