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al testo di Carlo Rossi
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Brina ancora sulle gemme di lago
Siamo come i due occhi di un bel viso bizantino Entrambi aperti con lo sguardo nella stessa direzione, lì, davanti, alla stessa distanza, Come un campo arato con cura dal contadino che prepara la semina Per un nuovo raccolto di mais. Siamo del lago, del Benace marino, impetuoso ed imprevedibile, come la vita sa essere. Per tutte le volte che ancora Sarà necessario togliere la brina dall’architrave Della nostra vita Che rende di ghiaccio una parte dei nostri sentimenti Per imparare ad amarci meglio Io ci sarò. Come il contadino spera che le gazze non scendano a mangiare i suoi semi Io spero che non siano piu’ ragioni alla collera fra di noi. Risorgere. Sento che la mia vita attende ancora risposte Mentre ti vedo come mia madre reclinata a cucire E non voglio vivere per il pane o per un piatto di pasta Ma per un arcobaleno di gioia che squarci le tende Sui nostri sguardi. Come la gemma in attesa di diventare frutto Trepida per evitare le brume di una prima – vera Quanto vorrei fuggire per sempre dall’ombra, Dall’ondeggiare dei sentimenti! A volte sono Velo, a volte mi veste la luce. Voglio volare, non voglio morire prima di sbocciare. |
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