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al testo di Stefano Verrengia
Furia
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FURIA Cos'è questo sentimento che mi divora dentro come una iena un cadavere ancora caldo? Mi logora, sbrana il pensiero, saldo al mio stomaco con i suoi canini affamati, insaziabili. latrati di sangue emetto da questa gola animale, da bestia selvaggia che ha per collare e guinzaglio la cravatta e per gabbia una giacca, un sorriso. O come sono inviso all'uomo, come disprezzo il duomo, la casa ed il bar, le cortesi maniere, le stupide preghiere e le sere fra tediose parole di questi uomini di cartone. Canzone mia, il tuo nutrimento sia sempre il sangue! Lascia a queste bocche ipocrite il caviale ed il gourmet, lascia loro il te e le brocche di vino francese. Per noi maiale ed il vino campestre con offese E maleducazione, sorprese per noi anime Complesse! Lascia loro queste parole di seta e velluto, questo riso di peste, ossuto corpo di muse violacee ed oscene. È altrove la meta del nostro cammino, altrove i nostri occhi si posano lì dove si sposano le stelle ed il buio, lì dove ruggisce indomito il romito canto del vento.
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