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Diciotto e quindici di un qualsiasi marted

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Il corpo dimenticherà facilmente

le ferite che non gli sono state inflitte

dimenticherà presto il senso di libertà

se esso dalla libertà non ne ricava nessun senso

e può comunque stare in salute nella quiete di una stanza. 

 

Fatica, invece, ad abbandonare la mente 

perché ne è succube e dissacratore.

In essa c'è l'abitabile momento in cui può esistere felice

e perfino morire.

Un ricordo, altresì, riporterebbe al cuore.

 

Ricordare è un sollievo solo quando si è agito

conduce ai momenti dopo una grande disfatta

mai prima di quell'immagine grotta

sulle amorevoli cure verso un padre

rotto di lavoro e figli curvi sulla sua schiena

un silenzio che fa del tempo l'unico tempo.

 

La mente è attaccata al bisogno

alla paura di non essere presente, come il corpo

lì seduta, nonostante l'affaccio sulle povertà sia convincente

possono ancora mangiare di quel poco l'un l'altra

ché è sempre più di ciò che entrambi, distaccati

riescano a vedere.

 

Il mondo come lo conosciamo sta per finire

e se siete quel corpo e quella mente distaccati

cercatevi la mano e uscite.

In strada.

Finalmente.

E quel qualcosa che ha avuto un sacrosanto inizio

avrà una sacrosanta fine. 

 

 Amina Narimi - 14/05/2020 19:32:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

Nelle tue parole scorre l’acquabuona, Alessandro.
Un abbraccio che sorride

 Alessandro Martino - 14/05/2020 19:12:00 [ leggi altri commenti di Alessandro Martino » ]

Ps. Non reggo più l’alcool come una volta.

 Alessandro Martino - 14/05/2020 01:16:00 [ leggi altri commenti di Alessandro Martino » ]

Io sono sempre stato un grande pigro, mia cara, e forse anche un codardo. Prendermi dei complimenti non mi è mai piaciuto molto, anche perché dovrei allo stesso tempo prendermi la briga anche di accettare e rispondere a delle eventuali critiche. Così ho sempre fatto finta di accettare tutto e non accettare niente. Ma da Te accetto ogni cosa, e ripeto da Te, e da pochi altri ancora. Riesci a toccarmi ogni volta, anche quando sei superlontana. L’accostamento che mi hai fatto con l’immensità che è Rilke mi fa ben sperare che io non abbia parlato per l’ennesima volta a me stesso, ma come Lui io sia stato capace di parlare agli altri. Con grande stima, ti ringrazio.

 Amina Narimi - 14/05/2020 00:18:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

Ti chiedo scusa per gli errori sto camminando al buio e il riverbero del telefono mi impedisce di correggere gli accenti e le parole che si sono attaccate l’un l’altra
ho scritto metà mentre ho pronunciato meta...

 Amina Narimi - 14/05/2020 00:15:00 [ leggi altri commenti di Amina Narimi » ]

L’esordio, dal Libro delle immagini di Rainer M. Rilke (trad. Giacomo Cacciapaglia)

 

Chiunque tu sia: esci la sera

dalla tua stanza ove sai ogni cosa;

ultima prima della lontananza è la tua casa:

chiunque tu sia.

Con i tuoi occhi stanchi che a fatica

si staccano dalla soglia consunta,

sollevi lentamente un albero nero

e lo metti davanti al cielo: snello, solo.

E hai fatto il mondo. E il mondo è grande

e come una parola che matura ancora nel silenzio.

E appena la tua volontà ne intende il senso,

dolcemente lo lasciano i tuoi occhi.

Questa tua splendida poesia mi ha ricondotti ai versi amati di Rilke.
E quel qualcosa che ha avuto un Sacrosanto < inizio>, parola che ho pronunciato inconsciamente, leggendoti, mutandolain < principio, forse perché ancora più dell’inizio, sì un La, oltre ad essere origine ci accompagna e diviene metà.
Così leggo di quelle mani che l’un l’altra si fanno insieme, in una notte di un qualsiasi Giovedì mentre stringo lungo un sentiero il respiro della mia sposa Azzurra.

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