Il corpo dimenticherà facilmente
le ferite che non gli sono state inflitte
dimenticherà presto il senso di libertà
se esso dalla libertà non ne ricava nessun senso
e può comunque stare in salute nella quiete di una stanza.
Fatica, invece, ad abbandonare la mente
perché ne è succube e dissacratore.
In essa c'è l'abitabile momento in cui può esistere felice
e perfino morire.
Un ricordo, altresì, riporterebbe al cuore.
Ricordare è un sollievo solo quando si è agito
conduce ai momenti dopo una grande disfatta
mai prima di quell'immagine grotta
sulle amorevoli cure verso un padre
rotto di lavoro e figli curvi sulla sua schiena
un silenzio che fa del tempo l'unico tempo.
La mente è attaccata al bisogno
alla paura di non essere presente, come il corpo
lì seduta, nonostante l'affaccio sulle povertà sia convincente
possono ancora mangiare di quel poco l'un l'altra
ché è sempre più di ciò che entrambi, distaccati
riescano a vedere.
Il mondo come lo conosciamo sta per finire
e se siete quel corpo e quella mente distaccati
cercatevi la mano e uscite.
In strada.
Finalmente.
E quel qualcosa che ha avuto un sacrosanto inizio
avrà una sacrosanta fine.
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