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Loretto Mattonai

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[ Intervista di Maria Grazia Cabras ]

 

 

 

È prassi domandare all’Autore una auto-presentazione…

 

Ho sempre creduto di rivelarmi a me stesso e agli altri attraverso la scrittura, la parola non consacrata a sé stessa ma considerata medium tra l’Altrove e il Dove: tra l’interiorità che affonda nel Inside world e l’esperienza della quotidianità illuminata (a volte arsa) dal sole. In tal senso la mia modalità di scrittura è conseguente; percepisco un flusso incessante di coscienza, cui in qualsiasi momento è possibile attingere, naturalmente ponendosi in una condizione psichica adeguata.

Accade talvolta che questa corrente esondi e ci investa…         

 

 

Quali autrici/autori, quali letture sono state fondamentali per la tua iniziazione alla scrittura?

 

Naturalmente alcuni dei poeti che tutti incontriamo nel nostro percorso di studi: ricordo una affezione giovanile per Petrarca, una empatia Leopardiana, una cronica attrazione per i lirici greci arcaici.

La svolta a 20 anni quando ebbi occasione di leggere “Poesia degli ultimi americani” (Antologia della beat generation a cura di Fernanda Pivano) e una raccolta di giovani poeti inglesi, ed. Einaudi. Dal punto di vista linguistico e formale fu un succedersi di rivelazioni (un tuffo nell’oceano delle parole ardenti); il mio primo libro Canti cloridrici ciarlieri fu l’immediata “dionisiaca” risposta.

 

 

Quali incontri umani e letterari ti hanno segnato profondamente?

 

La lunga amicizia con Mariella Bettarini (che mi era stata indicata da Walter Siti, a suo tempo relatore della mia tesi di laurea) e Gabriella Maleti, l’incontro con Daniela Marcheschi, hanno senz’altro contribuito al mio percorso letterario.

 

 

La tua opinione sui premi letterari

 

Li ho quasi sempre evitati; mi sono bastati gli apprezzamenti di persone che io ritengo autorevoli nel campo della letteratura. Non posso negare che nutro dubbi sulla reale utilità di molti di questi: approssimazione dei criteri valutativi e giurie dalla discutibile competenza non possono fare del bene a coloro che si affacciano all’universo della scrittura.

 

 

Musica e Poesia…

 

Ho sempre ascoltato musica; la lettura del libro “I poeti del rock” a cura di Riccardo Bertoncelli (sì, proprio quello coinvolto da Guccini nella sua “Avvelenata”) mi coinvolse molto, in particolare coi versi più visionari e destrutturati di Morrison, Zappa, le ballate di Dylan, Cohen e altri. In effetti tentai allora un paio di composizioni, recentemente riproposte sulla rivista “L’area di Broca”.

Il libretto Fuochi di stelle dure è un ritorno ad un antico amore, ed ho alcuni altri testi che spero in futuro di udir cantare. Non si tratta di poesie da musicare, bensì di versi nati nella voce nel canto.

 

 

Il tuo rapporto con la Prosa

 

Nel corso dell’adolescenza ho letto molta più narrativa che poesia, in particolare i racconti di letteratura Fantastica intesa nel suo senso più ampio: da Hoffmann a Borges a Linebarger, passando attraverso autori della cosiddetta  Science fiction, Dick, Delany, Disch, Lafferty: Il giardino di Lin Piao ne costituisce in sostanza un omaggio.

Nel campo della saggistica ho avuto interessi molto vari: dalla Mistica alla storia militare.

 

 

Tu sei cresciuto in campagna: quale il tuo rapporto con la Natura, l’elemento femminile e la luna così spesso presenti nei tuoi versi?

 

Potrei alludervi dicendo che è stato un rapporto non esente da elementi panici (anche il mito tratta degli amori tra Pan e Selene), momenti di quella che chiamerei una “verde possessione”, esperienze fàniche.

La fatica, i lavori della campagna, la vicinanza delle persone a me care ne manifestavano, nella loro concretezza, il sofferto umanissimo controcanto.

 

 

I tuoi progetti futuri, anche in relazione al tuo essere un autore eclettico?

 

È accaduto in passato che abbia scritto libri diversi usando differenti scritture, e questo non in seguito a un disegno teorico, ma perché tematiche divenute di volta in volta attuali richiedevano specifiche forme espressive. Recentemente ho intrapreso un percorso di scrittura umoristico-surreale: uno sguardo critico rivolto alle convenzioni linguistiche e di pensiero presenti nella societ&agra

 Loretto Mattonai - 16/12/2012 17:44:00 [ leggi altri commenti di Loretto Mattonai » ]

Ringrazio Mariella per il suo affettuoso intervento; come Lei sa bene, la stima nei miei confronti è pienamente contraccambiata.
Grazie a Franca per il suo "intelligere", culturale e umano insieme.

 Maria Grazia Cabras - 08/12/2012 18:48:00 [ leggi altri commenti di Maria Grazia Cabras » ]

Ringrazio di cuore Franca Alaimo per la partecipazione, l’ascolto autorevole e tuttavia “affettivo” offerto a questa intervista che è stata, in realtà, un colloquio umano e poetico e ringrazio di cuore Mariella per la sensibilità, la stima, la grande profonda amicizia.

 Mariella Bettarini - 29/11/2012 17:10:00 [ leggi altri commenti di Mariella Bettarini » ]

Carissimo Loretto e carissima Maria Grazia, con vero piacere ed emozione ho letto la tua/vostra intervista e, mentre di cuore ringrazio per aver ricordato la nostra lunga e preziosa amicizia, sono davvero felice di poter qua ri-leggere in sintesi la "storia" culturale, poetica, umana dell’amico Loretto, al quale augurio di tutto cuore ancora tanta scrittura e tutta la meravigliosa ed "umile" (quindi tanto più preziosa) lucidità con cui qua si esprime, sollecitato dalle vive domande di Maria Grazia.
Un abbraccio ad entrambi, con affetto.
Mariella

 Franca Alaimo - 27/11/2012 23:56:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Una semplice intervista che, però, mette in luce, gli aspetti salienti di una personalità eclettica. Mi interessa quello che dice Loretto sulla sua capacità di piegare la parola ( e di conseguenza lo stile ) alle necessità espressive del momento, e mi piace che sia così bene equilibrato fra le cose della terra e dello spirito.
Conosco qualche suo libro perché mi è stato inviato da Mariella Bettarini, che lui considera una sua maestra, ma che, in realtà, è stata, è Maestra di quasi tutti noi. Il percorso culturale di Loretto è molto simile a quello che io stessa ho fatto: dagli autori conosciuti a scuola a quelli incontrati per voglia di conoscere la poesia che si scrive altrove e nel tempo. Lei è il nostro flauto magico. Grazie, allora, a Loretto Mattonai ed alla Cabras, intervistato ed intervistatrice, che ci hanno permesso di sapere qualcosa in più degli autori attraverso le loro parole. Infatti, le biobliografie non mi piacciono; sembrano tutte eguali. Leggo volentieri, per questo motivo, interviste, lettere e diari: allora, sì, che afferri tutta la vita, tutta la stupenda quotidianità di gioia e dolore, successi e sconfitte, di ogni autore

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