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al testo di Rosetta Sacchi
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Non conobbi altro traboccar dall’orlo… Il miracolo d’espellere le spine tra le maglie d’un cancello arrugginito fu simile ad un miraggio in terra d’Africa
Da rosa ad erbaccia, il passo breve e tra le pietre restarono ferite assedi ed ombre frammenti d’ali e piume ed ossa nutrirono il fango con la pioggia
Fu la fine sulla lama d’una parola per l’anima squarciata da tempeste a me note e sconosciute a chi pretese di guarire la vita dai suoi mali
Fu il riemergere dai flutti anche dai lutti a frammenti a stille a schegge a lampi per cercare nuova forma e resistenza a correnti avverse demoni esultanti
Fu il mutare nel rimembrare essenze svaporate o forse sotterrate il volo bruco – farfalla, tatuato da chi s’ostinò tenace oltre la pelle.
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