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al testo di Amina Narimi
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Troppa l'aria nei polmoni
fino a perdere il respiro
l'alfabetario di costellazioni
saturo.basterebbe fare campo
cristallizzare negli accumuli il passato
nell'immobilità dell'ora. continuo
ritorno alla lingua fluida. dell'infanzia
inconsapevole quiescenza
in transizione.Guarda il cielo
come una voce fragile di donna,
a polmoni prosciugati,palpita
la cima alza la neve festosa
non torna come un sasso non cade
nè un lamento
della linea che non rimane in alto
che un minuto
posando sotto la mano il suolo
lisi finimenti tra le dita,sfinita
finchè il morso è nudo, in atto_
_di fiducia narra:
non so per quale soma-
come l'ape dell'esagono la fine
la fede spinge,avanti i musi, a bere
i passi agli animali che non siamo
per la spremitura ultima del succo:
l'_ottava, inconosciuta luce.
avvolta nell'antilope commossa
la sera fiuta del futuro gli occhi
esaudita sotto più alta tenda
cerva nell'Haoma dell'Avesta |
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