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al testo di Amina Narimi
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“Poi un bambino si tiene aggrappato a un magnifico uccello color dell'aurora Tra le sue ali grandi e pesanti c'era soltanto un cuore che batteva. Gli pareva d'esser lui a portare l'uccello“ J.Bousquet -Tradotto dal silenzio- Figlia di una gigantessa la visione il peso della luce che ne viene -Uno per pollice i mirtilli del rosario nove dita in sofferenza blu il boato, col silenzio fuori, svuotato dentro me il colore- Solo occhi disseminati di sinestesie di fini anticipate i nostri tagli, le combustioni,i buchi d'amore - così violento il grande - Dove siamo caduti questa volta per non trovare gioia? Sono in torto i fiori? Appena fa una mattina Incerta cammino al tempio -nella leggenda di Gajaranya Kshetra di Quanzhou- E' là che mi appartengo, alle gamme di colori trasfiguro nella mia proboscide a risucchiare Ofelia per annaffiare le rose a Rilke poi volgermi a soffiare con le zanne sulle teste erose impressionando fontanelle nuove l'inconfessabile piacere di pianori messi a bagno quando vedevo crescere i miei seni sospesi fuori e tutta la verità Sai: quando abitavo coi cavalli e gli occhi scuri li sentivo bere, la pelle raccoglieva tutta l'acqua della terra in un solo secchio, tanto le bocche si allattavano, mi svuotavo al loro centro sfidando la gravità il percorso al muso. prendevamo forma nella stessa cosa e le narici sembravano fermarsi nel godere d'acqua,si contraeva la lingua nello sguardo d'improvviso e tu sapevi che era colmo il ventre assente da me stessa, amante .Dio quanto!senso aveva quella sete senza sorsi Limite della mia forza, a debolezza invento un linguaggio per parlarmi della realtà: vissuta felicità fonte della mia felicità. smembrata restituisco amore come un'altra vita nella vita, strappata dagli occhi delle immagini mentre porto gli animali a bere |
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