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In un altro mondo

primo piano inferiore al quinto.

uno sotto

che non è quattro e non è cinque.

l’ascensore si ferma sempre

al mezzanino sbagliato.

salgo e scendo scale

con un Carvasin non mio

nel taschino cardiaco

di una giacca doppiopetto

sei bottoni, come i piani.

scendo e salgo, scendo.

porte.

a battente, a doppio battente

con scorrimento esterno, scorrevoli a scomparsa

basculante, a bilico verticale

battenti automatiche, bunker schermate da ospedale.

nessuna è la tua

né la mia

non di altri

ma di qualcuno

in un altro mondo.

 Maria Musik - 19/02/2019 19:38:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Grazie per i vostri commenti e le vostre suggestioni.Tutto è cominciato con un sogno: sogno spesso ascensori che non si "comportano" in modo adeguato. Viaggiano in ogni direzione e in tempi e modi sempre diversi. Questo elevatore doveva portarmi al piano "uno sotto il quinto ma non quarto". Uno di quei sogni appiccicosi, che non ti mollano neanche da sveglia, sino a quando non ti decidi a dedicargli attenzione.
Così, l’attenzione s’è fatta versi liberi e i versi, come sempre, ci appartengono solo per poco... come i sogni. La poesia, quando scaturisce da questi eventi, ci fa ammalare e, poi, ci cura. E’ la porta e sta al piano "uno sotto il quinto ma non quarto".

 Giulia Bellucci - 19/02/2019 15:19:00 [ leggi altri commenti di Giulia Bellucci » ]

È un senso di smarrimento a condurmi nella lettura di questi versi. Non si riesce a ritrovare la via d’uscIta per il groviglio di vie d’uscita che si presentano e in nessuna ci si riconosce. Nessuna di esse è quella giusta.
Un caro saluto.

 Giovanni Baldaccini - 19/02/2019 13:32:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Baldaccini » ]

Maria, Maria, che vuoi che ti dica... le porte non si sa mai dove conducano, spesso dove non vorremmo andare. Scrittura perfetta!

 Loredana Savelli - 19/02/2019 07:09:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Lo straniamento degli ospedali e la verità che aleggia.
Ciao Mery

 Salvatore Pizzo - 19/02/2019 03:38:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

Straniante, kafkiana, oserei definirla per come spiazza con grande efficacia, spargendo tra un piano e l’altro il lettore, in presenza delle più disparate porte, alle quali è quasi impossibile appellarsi per ritrovarci la propria. Mi fai venire in mente una serie di corti televisivi,dedicati dal regista Peter Greenaway, alla lettura della Divina commedia di Dante, in particolare All’Inferno. Nella visione i dannati, dentro un ascensore, con sguardo compreso e nudi, attendevano di giungere al piano loro destino,intanto che, la voce narrante, declamava le terzine dantesche...
Molto ma molto apprezzata
un caro saluto

 Klara Rubino - 18/02/2019 09:23:00 [ leggi altri commenti di Klara Rubino » ]

A volte negli ospedali ci si sente straniati, dispersi dalla preoccupazione, confusi dal dolore tra quello proprio e l’altrui, in un universo carico di informazioni asettiche e servizi inutili e spazi regolamentati,freddezza, manca l’unica risposta che serve.

 Franca Alaimo - 18/02/2019 01:37:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

La risposta sta sempre oltre una porta socchiusa appena appena, un filo di luce, e ci sembra di intravvedere qualcosa, ma proprio allora qualcuno ci porta via. Ma la domanda è migliore di qualsiasi risposta: dunque, Maria, continua a scendere e salire, senza mai indovinare quella porta. Questo è vivere

 Giuseppe Terracciano - 17/02/2019 22:19:00 [ leggi altri commenti di Giuseppe Terracciano » ]

Simpatica Maria! Forse (se ho capito bene) l’argomento è serio; ma mi è piaciuta molto

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