J. W. Waterhouse - Psiche apre la scatola d'oro (1903) Digiuno nei cunicoli che scava sotterraneo il fiato alzando le membrane come vele - e mento sapendo la pietà ingessatura che blocca le giunture - la corsa proseguiva dentro il sangue - scarsa di ferro per destino o forse al destino scarso il sangue. E fui, sarò - non sono. Tarma del cervello rosicchia il corpo nei canali senza più linfa, senza niente. Vago dispersa dove la foglia scivola e lascia timoniera la corrente. Mi accartoccio su me stessa staccandomi da terra - mi assume l'aria come mozzo - mi spuntano le ali mentre ogni poro gode congiunto al vento - bevo - sono silenzio.
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Fiammetta Lucattini
- 22/10/2013 10:17:00
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Bel finale. Cari saluti.
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amina narimi
- 22/10/2013 00:04:00
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si contentò di un pane scuro la mente come un digiuno giù negli inferi mentendo ri.conoscendo il sentimento che trattiene il passo dallandare lasciando il sangue correre da dentro..E Fui, sarò- non sono. Tarma del cervello..che stia pure là che si ostini nel Nulla denudato rosso che gli hai lasciato- umanamente- Tu che ora sei leggera che puoi allearti alla corrente con le branchie ti esprimi come un pesce imprimi quel respiro alzando sì le vele in quel gomitolo che si stacca dalla terra come piuma le tue spalle sono ali con.giunte al vento..posso sentirti bere, il tuo silenzio in aria
Dire che è tutto magnifico, dire che sei quella Torre che parla che sente, che beve .. che come un pesce voli.. ecco cosa sei !
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