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al testo di cristina bizzarri
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Di quale forma o tessitura l’intrico quotidiano che ci assolve per troppo non sapere - così ci sono giorni d’infinito perduti in non morire se luce filtra immensa e chiara dai vetri della stanza e tu sai d’essere al sicuro se ogni cosa è ramo, venatura, ordito e trama di unico telaio. Ovunque ti nascondi tu che sai l’arte antica dell’intreccio già profezia di pali verticali - non prendermi alle spalle mentre il respiro fila l’orizzonte. Vieni tra il passo lieve della sera e il quieto odore della cena - come fa il grido della pavoncella che ci ricorda il suono quando si vaglia il grano - e la pula s’invola più lontano.
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