LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di Gil
|
|||
|
Io so che un giorno saremo stati e più non ricorderemo il calore delle mani tra le cosce. Io so che un giorno saremo stati e più non ricorderemo l'intrecciarsi delle lingue tra le bocche spalancate dalla voglia e in quel sovrapporsi di labbra e di salive rintracciare il segno vitale del mistero, quella pulsione di luce che ci abita i sensi. Io so che un giorno saremo stati e più non ricorderemo la gioia dei corpi nella congiunzione delle carni a ridurre la distanza dei sessi dall'infinito all'amore. Io so che un giorno saremo stati e più non ricorderemo il dolore del mondo, quello che lacera carni e anime e rende brezza di quiete la morte oltte l'atterrirci del nulla. Io so che più non ricorderò di essere stato e che l'ultima ferita di luce ai miei occhi verrà dalla memoria viva di questo nostro amarci nell'impossibilità stessa dell'amore. |
|
||