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al testo di Emilia Filocamo
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I muli - Lattari dormono anche stasera, la fredda colata è nera e dalla punta di tutte le punte si muove discreta un'anca più chiara: il morticino Luna ci prova a fiatare, ma poi subito smette ed il ricordo è martirio. Più sopra, dove l'abitato è afono, stanno le tane di chi ha traslocato: bionde, bruni, giacche ed ombrelli, pari e dispari, troppo presto o longevi. Sui miei nonni non ci sono nomi: la Croce è il nano di due cumuletti smemorati, la terra una gobba, il boa digerisce ex bambini sotto coperta, arca che ruba alle case con buio rintocco. I miei nonni sono spenti in quel letto da anni: papà volle che fossero zolle senza mai marmo, i fiori sparsi, coriandoli anche post martedì grasso. Ogni tanto un tafano ronza intorno e li prega. E racconta, piccione furioso, i giorni di chiusura e quelli di concerto, il mio ventre ancora sfitto e l'abito che mi corre davanti, bianco poltergeist sacro. E di me in catene che, sciocchina e sudata, da tempo gli tendo il patetico agguato. |
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