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al testo di Giulia Bellucci
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C’è chi ha dato uno sputo al passato in quei nuovi colletti inamidati imbrattando la storia ma forse non sa che da orfani siamo proiettili verso un futuro ignoto.
C’è chi infiocchetta piccoli pacchi trovati al mercatino delle pulci con incarto lucente. Così leggeri, trasudano il niente, hanno sapore di smesso e ammuffito però non dirlo ad alcuno ora che si avvicina il Natale.
Che nei tempi di secca tante fonti si sono prosciugate non farlo sapere a Narciso né a Icaro che il sole scioglie la cera.
Non raccontare alla Madre che affranta piange, mentre stringe fra le braccia la salvezza del mondo, che s’ignora chi ha ucciso suo figlio, che le spade sono ancora sguainate, e la gente predilige Barabba.
Ma a cosa serve poi tacere se anche il vomere, rivoltando le zolle, porta al sole i lombrichi nascosti, come quei cupi pensieri che affiorano improvvisi a ogni tempesta.
Si potrebbe andare esuli altrove, come d’inverno taluni pennuti, verso qualche luogo incontaminato e chissà, fluttueremo nello spazio noi piccoli frammenti e tra stelle e pianeti vedremo questa nave alla deriva nell’immane, immane universo con tanti atomi frenetici a bordo e avremo pietà del nostro destino stringendoci in un abbraccio sincero. |
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