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Lo specchio

Lo specchio

 

 

Lo specchioè un oggetto che per le sue caratteristiche ha colpito e stimolato l’immaginario umano entrando nel folklore e nella mitologia di vari popoli; tra i numerosi riferimenti troviamo lo specchio magico, il mito di Narciso e varie interpretazioni pittoriche. È spesso legato al tema del doppio, dell'universo alternativo, della bellezza e della divinazione. Nelle credenze popolari, duplicando la realtà, sarebbero quindi in grado di imprigionare l'anima di chi si riflette. Da qui l'usanza di coprire gli specchi alla morte di qualcuno per permettergli di raggiungere l'aldilà. La connessione specchio ed anima è anche all'origine di caratteristiche tipiche delle creature demoniache. I vampiri secondo talune versioni non riflettono la propria figura poiché prive di anima, altre come il basilisco, muoiono all'istante nel vedersi in una qualsiasi superficie riflettente. Si può dedurre che lo specchio rimandi alla vista un’immagine esteriore ed interiore, per questo verità e prudenza sono rappresentate nell'atto di tenere in mano questo oggetto e contemplarlo. Gli occhi stessi sono definiti popolarmente gli "specchi dell'anima" poiché rifletterebbero o tradirebbero l'umore e le intenzioni di una persona. Tuttavia, se lo sguardo è rivolto esclusivamente su di sé, si può parlare di vanità o narcisismo sulla propria persona. Questo oggetto dunque, in chiave negativa rappresenta immagine e superficialità mentre in chiave positiva scopre l’essere, inteso come coscienza. Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?  

Quante volte abbiamo letto o udito questa frase. Credo che a forza di ripeterla sia divenuta comune nel nostro gergo, per gioco o incoscientemente.

Al di fuori di tutte le credenze, risonanze storico sociali e leggendarie che comporta, oggi la civiltà moderna usa gli specchi come un qualsiasi oggetto d’arredamento, ne abbiamo di tutti i tipi quadrati, ovali , lunghi, stretti, concavi o convessi, con cornice o senza, d’antiquariato o per puro divertimento ecc ecc, e quando ci troviamo di fronte ad essi non facciamo altro che cercare di sistemare tutte le nostre imperfezioni fisiche che possano ledere alla nostra immagine davanti lo sguardo degli altri. Mai ci fermiamo ad osservare con attenzione e nemmeno ci accorgiamo che questa superficie non è solamente un freddo piano, ma il nostro opposto. Mettendosi dinnanzi a questo oggetto di vanità, ed osservandosi bene, come fossimo estranei alla figura riflessa, liberando la mente dai pensieri e cancellando l’ego, vedremmo ciò che veramente siamo. Tutte le verità che abbiamo relegato negli oscuri meandri del nostro animo emergerebbero prepotentemente facendoci sentire bambini appena nati, nudi e puri, coscienti per la prima volta di tutte le nostre paure e debolezze, ma anche con punti di forza, che messi assieme creano il nostro io interiore.

Certamente anni di menzogne e maschere indossate, hanno creato una crosta dura da infrangere e la quotidianità non lascia spazio a chi vuol cambiare, osteggiando con tutti i mezzi chiunque si ponga al di fuori della norma. Un esempio: nel corso della prima presentazione della raccolta di poesie “alterni momenti” promossa nella mia cittadina, sono intervenuti alcuni amici, alla fine il loro commento è stato: ”conoscevamo una persona, oggi  abbiamo scoperto un nuovo individuo”. Nei loro occhi ho letto sorpresa e disorientamento. Ero uscito dal cerchio, avevo rotto i legami e sia per me come per loro le strade si dividevano. Il mio cambiamento li ha destabilizzati.

Non giudico, ma credo che la paura del diverso di colui che lascia la via maestra per addentrarsi in vicoli oscuri ai più, faccia ritrarre nel guscio. Al di fuori sarebbero in balia delle onde.

Il senso di sicurezza, la protezione e la stabilità che si immagina avere nella vita, ancora a quella realtà che impone regole e leggi e non lascia spazio ad una diversa visione del mondo.

Specchiarsi perciò non corrisponde esclusivamente ad una semplice immagine riflessa, specchiarsi vuol dire riflettere, meditare, guardarsi dentro nel proprio animo. Ogni tratto che osserviamo, ogni piccola ruga che vediamo ha una storia da raccontare; rivelazione credo sia il termine più appropriato.

Osservarsi con attenzione implica la ricerca della consapevolezza, di chi veramente siamo e quale compito dovremmo svolgere durante la permanenza terrena. Tutto ciò che è imposto, tutto ciò che uniforma il nostro io ad una moltitudine di altri io, dovrebbe essere rimosso, perché l’individuo celato possa esternarsi.

L’apprendere costantemente dalla nostra interiorità ci insegna gradatamente a modificare l’atteggiamento finora tenuto verso l’ambiente circostante. L’isolamento per un certo periodo, senza aver contatto con altre persone ed escludendo tutto ciò che comporta distrazione: televisione, giornali, libri ed altro, obbliga ad una visione profondamente introspettiva, che ti catapulta in un’universo animico.

La società ha modificato l’uomo in una macchina produttrice dove la frenetica rincorsa al progresso ed al successo esula completamente dall’essere prima individuo e di conseguenza persona. Pigiare il pedale del freno per riprendere in mano l’esistenza é un atto da cui non ci si dovrebbe esimere.

Proseguendo verso il futuro sarà vitale, se il genere umano vorrà ancora fregiarsi di questo nome, mutare da illuso dominatore ad armonioso elemento di un mondo che di meraviglie ne ha già concesse molte e molte ha ancora da concederne. Dovremmo apprendere da coloro che ancora vivono in profonda simbiosi con la natura e l’organizzazione della loro società è composta da ruoli ben definiti. Non come nella nostra dove la confusione regna sovrana.

La grande madre, un tempo, aveva ben dettato le regole della vita.

Oggi una moltitudine di persone civilizzate ricorrono, per poter sostenere il”modus vivendi” a farmaci, psicologi, pellegrinaggi, fantomatici maghi e guaritori.

Purtroppo tutto ciò è solo l’illusione di un momento. 

La cura al nostro male la possiamo trovare solo in noi stessi, anche se richiede una gran fatica ed una ferma volontà.

Proviamo solamente a pensare ad un’esistenza senza tutte le fobie e lo stress, a mitigare il desiderio inteso come appropriazione di beni materiali. Proviamo a pensare al risveglio in un qualsiasi mattino e il sentirsi completamente liberi ed invasi da una gioia infinita, semplicemente poter respirare e godere del mondo nella sua pienezza, di uscire ed incontrare sorrisi, di prodigarsi nel lavoro di crescita interiore per se e per gli altri,di svolgere le attività quotidiane come un piacere e non come un supplizio. Utopia vero? Nemmeno tanto. Dovrà essere così se vorremmo sopravvivere; altrimenti “il vuoto”. Quindi, lo specchio ci può rendere migliori se fisseremo la nostra immagine non con la superficiale visione di Narciso, ma con gli occhi antichi dell’anima, che nell’arco del tempo ha accumulato un’enorme saggezza e non aspetta altro che farcene dono.

 

 

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