Nelle acque turbolente del lago, per effetto paradosso, si dissolveva ogni diffidenza. Il merlo del salone aveva buon gioco nel dire “buona sera” agli avventori. Poi arrivò la pioggia, acqua sopra e sotto. Le rose, schiaffeggiate, momentaneamente si arresero. I gatti in guardia. Il gallo cantò fuori orario. Si udiva il suono sordo della caducità, una sorta di vento che increspava il lago dal fondo. Tutti noi nel cerchio liquido: altro non si poteva immaginare. Dunque, le rose. Il luogo ne era misteriosamente pregno. Il cielo, tornato azzurro, si consegnò all’esattezza del loro effluvio, come fosse il momento
del giudizio finale.
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Loredana Savelli
- 28/05/2013 12:58:00
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a Emilio: accolgo con piacere queste tue parole, che mi commuovono. Tu sei una persona di una sensibilità straordinaria, se ne sono accorti i tuoi vicini? Quanto alle "piccole cose", forse è un bene, dato che ho il vizio di ingigantire e a volte drammatizzare. Mi piace molto quello che tu dici riguardo "il mio passaggio": in realtà vivo in modo molto contradditorio lessere e lapparire. Non vorrei apparire mai, poi però finisco per essere invadente... non so se sia amore. Ti ringrazio moltissimo, da amica ad amico, e con grande stima.
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Emilio Capaccio
- 28/05/2013 12:34:00
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Mario Quintana, uno dei più grandi poeti brasiliani del XX secolo è stato definito: "il poeta delle piccole cose". Ecco, tu sei la poetessa delle "piccole cose" che racconti col tuo modo di fare poesia, in una poetica espressiva e nitida, a metà strada tra il realismo ed il simbolismo. Vorrei chiarire che per "poetessa delle piccole cose" intendo dire che riesci col tuo sguardo profondo e autentico a ricondurre in una dimensione lirica e intima, a volte onirica, le cose che quotidianamente vediamo, e che alla maggior parte delle persone non dicono nulla o quasi; così tu mi parli di musica, di natura, di certi stati danimo, di certe ore del giorno, di sensazioni, di paesaggi che poi mostrano sempre una valenza poetica molto profonda e delicata in te, nel tuo personalissimo "interiore", che elabori, come un lavoro di uncinetto, quando posi la mano sul foglio e lasci qui, come segno del tuo passaggio, per le strade, tra la gente; come manifestazione della tua presenza e del tuo modo di sentire "amore".
Ciao Loredana.
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Fiammetta Lucattini
- 28/05/2013 10:03:00
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Limmagine del contrasto tra cielo e lago mi ha ricordato pensieri simili che non ho saputo tradurre in versi. Un abbraccio.
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Ferdinando Battaglia
- 27/05/2013 16:24:00
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A questo punto, anche il "cari amici" potrebbe andar bene... Sono sempre un po tardo nel comprendere le implicazioni di un testo, più facile è lasciarmi andare alle prime impressioni; in questa tua, ritrovo il sapore orientale dello zen (ma è solo tutto mio), per quel rompere la linea orizzontale del finito con una rosa, che qui diventa simbolo di una profezia.
Ciao Lory
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Loredana Savelli
- 27/05/2013 15:35:00
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p.s. Care amiche...
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Loredana Savelli
- 27/05/2013 15:32:00
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Grazie, cari amici. Si tratta del lago dii Vico, luogo assai evocativo colto in un momento di rara (credo) agitazione. Luogo profumatissimo. Un caro saluto a tutti voi e in particolare ad Alessandra.
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Alessandra Ponticelli Conti
- 27/05/2013 15:23:00
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Il mondo si ferma, allimprovviso e, paradossalmente, le cose ritrovano la loro dimensione naturale, ricominciando a vivere di vita propria. Molto, molto bella!
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Maura Potì
- 27/05/2013 12:16:00
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Incantata e magicamente al centro di quel che descrivi: "Il cielo inodore, tornato azzurro,si consegnava all’esattezza di un effluvio invincibile,come fosse arrivato tra le cose il momento di rendersi giustizia". Bellissima, davvero. Ciao, Loredana
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Luciana Riommi Baldaccini
- 27/05/2013 12:05:00
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terribilmente evocativa, talmente densa di significato che chiede di essere riletta, ogni volta con il senso di non averne colto appieno tutte le sfumature. Una gita al lago veramente proficua!
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Leonora Lusin
- 26/05/2013 23:14:00
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cOGLIE LANIMA, FERMA IL TEMPO:MAGNIFICA
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Cristina Bizzarri
- 26/05/2013 22:46:00
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Io la chiamo banalmente, non trovando altre parole, illuminazione. Poetica, linguistica, incontro tra il dire e il detto. Lavorata sulla spontaneità. Come un fermo immagine, dove tutto assume, deformato, rallentato, una forma che non ci aspettavamo. E in un simile momento anche il pensiero della caducità si riposa, sentendo che è immerso in una realtà ben piú grande. E tutto è come dilatato, subacqueo, tace il dolore, tace il desiderio. Una strana ironica allegria, un senso delle rose persistente, dice di noi, dice del mondo. E di noi che siamo. Fantastica Loredana. Fantastico un linguaggio che socchiude la porta del mondo!
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Cristiana Fischer
- 26/05/2013 22:09:00
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tutta la seconda parte, da "S’udiva il sordo suono della caducità" fino alla fine la trovo splendida, il passaggio dallimprovviso torbido allesatto e fermo, al momento di render(e)si giustizia
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