* Condizione Un uomo solo, chiuso nella sua stanza. Con tutte le sue ragioni. Tutti i suoi torti. Solo in una stanza vuota, a parlare. Ai morti. * Versicoli quasi ecologici Non uccidete il mare, la libellula, il vento. Non soffocate il lamento (il canto!) del lamantino. Il galagone, il pino: anche di questo è fatto l’uomo. E chi per profitto vile fulmina un pesce, un fiume, non fatelo cavaliere del lavoro. L’amore finisce dove finisce l’erba e l’acqua muore. Dove sparendo la foresta e l’aria verde, chi resta sospira nel sempre più vasto paese guasto: “Come potrebbe tornare a essere bella, scomparso l’uomo, la terra”. * Foglie Quanti se ne sono andati... Quanti. Che cosa resta. Nemmeno il soffio. Nemmeno il graffio di rancore o il morso della presenza. Tutti se ne sono andati senza lasciare traccia. Come non lascia traccia il vento sul marmo dove passa. Come non lascia orma l’ombra sul marciapiede. Tutti scomparsi in un polverio confuso d’occhi. Un brusio di voci afone, quasi di foglie controfiato dietro i vetri. Foglie che solo il cuore vede e cui la mente non crede. * L’idrometra Di noi, testimoni del mondo, tutte andranno perdute le nostre testimonianze. Le vere come le false. La realtà come l’arte. Il mondo delle sembianze e della storia, egualmente porteremo con noi in fondo all’acqua, incerta e lucida, il cui velo nero nessun idrometra più pattinerà – nessuna libellula sorvolerà nel deserto, intero. 
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Maria Teresa Schiavino
- 21/02/2022 10:40:00
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Ho sempre amato Giorgio Caproni per la semplicità quasi discorsiva con cui entra come un coltello nelle pene più segrete che affliggono luomo. Limpermanenza è sicuramente una di queste. I suoi versi sono come un vento che pareggia le dune di un deserto, quello del tempo dopo di noi. Pur nella consapevolezza di questa impermanenza si continuano i giochi, larte, la poesia, le ragioni e i torti. E come una illuminazione , un momento di chiarezza che balena fra le parole per poi subito perdersi nel tempo.
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