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al testo proposto da Manuel Paolino
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"Determinati miti ricorrono, ruotano attorno ad un'ossessione: l'onnipotenza dell'immaginazione, la forza miracolosa della poesia. Il prodigio del canto di Orfeo, il poeta per antonomasia della tradizione platonica, consiste nel provocare lo stupore e l'immobilità delle creature che lo ascoltano. Così, il motivo del canto appare connesso nella poesia gongorina alla capacità di placare, fino a fermare, il più sfuggente degli elementi, l'acqua. Dono semidivino del poeta è controllare l'inafferrabile, arrestare ciò che è fugace, fermare ma pure formare il flusso delle cose."
"Il 'nobile pensiero' non è solo un messaggio d'amore: ignorando ogni limite è capace di addentrarsi, con visione acuta, indagatrice, talvolta indiscreta, dovunque, anche negli abissi, com'è capace di scalare il cielo. (...) Il volo di Icaro è per Gongora allegoria del lavoro poetico. È un volo pericoloso, immagine dell'ardimento intellettuale nel suo aspetto di ascesa. (...) Con orgoglio, con timore, Gongora dice folle la sua impresa. Forse ardimento vano: se la Bellezza che ha suscitato il volo lo disprezzerà, esso sarà punito idealmente con la caduta, la morte, forse l'oblio."
(Norbert von Prellwitz, dalla Nota introduttiva di Luis de Gongora, Le Solitudini e altre poesie)
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