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Manuale della cattiveria VOL. I

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Aah, pensiero. La categoria "pensiero" in questo portale è quanto di più liberatorio. Una volta dissi a me stesso che ogni umano potrebbe essere un potenziale accademico letterato ad honorem nello scrivere un singolo, unico testo che possa accorparsi alla letteratura. Un manuale della cattiveria. 

 

Si, pensavo che ogni persona possa provare dolore, ira e tedio. Tutte perfettamente sintonizzate con l'inanità dell'essere e dell'esistere.

Ognuno di noi potrebbe elencare il suo personalissimo e graditissimo e ricercatissimo manuale della cattiveria. 

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MANUALE DELLA CATTIVERIA

VOL. I

Versione aggiornata al 2021 (o alla fine del mondo).

Di Piero Passaro.

 

Negazione dell'essere equivale a negare l'esistenza. Negare deriva dal portare sotanzialmente una tesi, con antitesi, confutazione e conclusioni. Esse possono essere fatte alla velocità della luce in ogni processo comunicativo che porta le persone ad aprire le loro labbra merdose per emettere parole, significati. Spesso questi ultimi celati e spesso no. 

Il problema non è il risultato, il problema è il metodo. Devi osservarmi, devi conoscermi, devi avere un non discreto livello di coerenza argomentativa, emotiva, culturale e si, anche sporcare un po' con la tua umana incompletezza. 

Se rifiuti di pensare o di ascoltare devi solo finire. Finire. Non finire di vivere, o di respirare, o di cagare, o di mangiare. Devi finire. Come il bianco vuoto (o vuoto bianco) di una pagina finale di un romanzo. Dopo non c'è niente. Devi finire.

La rovina di ogni scambio, di ogni nuova conoscenza è questa: non avere il metodo della tesi. L'epoca sappiamo qual è; quella della mancanza della cultura del dibattito, della mancanza dell'ascolto e mancanza di compresione e fanculo: mancanza di ogni proprietà logico-culturale-empatica-emotiva. 

L'epoca è questa ripeto; produzione incontrastata ed incontrollata di parole con il tono errato, e tono giusto di parole sbagliate.

A volte penso che bisognerebbe (forse terroristicamente) colpire la lingua. Non quel pezzo di carne inteso; intendo ciò che ci appartiene culturalmente ancora prima di rendersi conto che si sta vivendo, dopo la nascita. Chi parla quella lingua - decede. Stop. 

"Quella lingua" deve necessariamente essere quella del proprio paese. Si, sono sicuro che nello studiare un nuovo sistema di comunicazione verbale il lurido e insulso uomo/donna, pezzo d'esistenza futile che non è altro, probabilmente si impegnerebbe in una furiosa e vortiginosa attenzione dei termini. Oh, quanto è difficile dare aria al cervello quando devi prima capire un sistema di comunicazione. 

Quindi sopprimiamo biologicamente la lingua natale di ogni paese. E che ciascuno si trovi un altro linguaggio da studiare prima, e usare poi. Forse la metodologia della tesi viene meglio? 

Se poi ci sono gli ostinati (che ci sono sempre) che si impegnano perfino con un sistema nuovo, let's blackouting again. Virus pandemico. 

E' venuto quello sbagliato l'anno scorso. Che peccato.

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