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Gli agenti del ricordo

Alcune frasi o insiemi di parole hanno una destabilizzante unicità. Il maestro Cesare Pavese parlò degli attimi che si rimebrano e non dei giorni. Io invece sostengo anche l'unicità delle parole negli attimi.

Il creare una consecutio narrativa in ogni attimo, forse, è il motivo per cui la frase e o le parole sono così importanti. Alle fine si tratta di scrivere ciò che vorrei o che non vorrei, ciò che è successo e ciò che potrebbe non succedere.

E vogliamo parlare degli odori? Odori che in accezione positiva diventano profumi e in accezione industriale diventano fragranze. Oh si, in ogni attimo della vita che ci passa io associo l'odore del momento. L'odore della morte, l'odore dell'adrenalina, l'odore delle persone e l'odore dei luoghi. E' come attivare una cellula silenziosa nell'esercito fittizio dei ricordi: quando si ripassa da quegli odori ci si ricorda di tutto.

Il terzo elemento, il terzo aiutante, il terzo agente del ricordo è il luogo. Forse il più prevedibile e il più funzionale. Il luogo della frase e dell'odore; quando per la prima volta, un forte ricordo di snodi narrativi delle nostre esistenze ci ritorna alla mente, il luogo di quel ricordo diventa un santuario. Tornare al santuario  crea l'epifania di quel ricordo. Se il luogo è il mare spesso io vi associo anche l'incipit di un'antica preghiera bretone ad opera dell'ammiraglio Admiral Hyman Rickover: "Oh God, thy sea is so great and my boat is so small."

L'agente più soggettivo e più squilibrato è invece l'atmosphaerica. Squilibrato e soggettivo poichè regola anche l'umore con cui si rimembra tale ricordo. Pioggia e nuvole, sole e vento, foschia e neve: sono acquarellli di cui la tecnica alcuni a volte usufruiscono.

 

 

 

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