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La moltitudine

 

                                                             

       

   La moltitudine che all'alba appena  

   al luogo si dirige dove lavorando

   sconta incomprensibile l’antica pena,

   raccoglie andando come catarro in gola

   quella che è stata la sua vita fino ad ora.

 

   Quando è giusto il peso del secreto ribollente

   e pronto al getto, dritto in un angolo lo sputa

   dove un altro popolo reietto la sera precedente

   vomitò suo spesso malto per disgrazia ricevuta.

 

   Il basalto l'acido composto velenoso erode,

   veloce la terra buca e si dispone infine fermo

   facendosi rugiada sui campi incolti dell'inferno.

 

   Nel suo sonno Satana che quasi tutto vede

   contento in un sorriso soddisfatto pensa,

   dischiudendo fascinosi gli occhi saettanti:

   "Non ancora ch'io mi levi è tempo:

    l'opera    mia    tanto    è    avanti! "

 

 Pietro Menditto - 01/02/2013 08:00:00 [ leggi altri commenti di Pietro Menditto » ]

Grazie Francesca, Grazie Nando. Le vostre letture sono più che plausibili.

Un affettuoso saluto.

 Nando - 31/01/2013 20:49:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

Un testo che in sé non comunica bellezza (seppure la forma è arte di poeta) perché non è la bellezza il suo messaggio, ma la disperante psservazione di ciò che l’uomo può diventare nel suo vivere relazionale. Poi, paradassolmente, è la bellezza della pietas che ha ispirato la penna del poeta, a rimanere nel lettore.

Ciao Pietro, non so se la mia lettura sia stata plausibiie.

Con stima

 Francesca Maria - 31/01/2013 18:38:00 [ leggi altri commenti di Francesca Maria » ]

Certo è così, il collegamento è satana-moltitudine-indeterminato, mentre l’anima, altra idea come lo è satana, è personale.

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