Schiuma il suo verde il mare e la collina. Scivola il cielo e scioglie il suo colore l’olivo stampa il suo stanco torpore In scheletri annodati verde-mare. I miei pensieri arrotano matasse di sensi colorati e di promesse Il giorno scaccia il nero e si rimette tranquillo e fiacco ad abbronzare tette. Mi sento bene solo al tuo calore montagna maledetta, mia passione mammella appetitosa, suora ardente vergine nera di braciere e vento. ti vedo spappolata contro i muri di queste case trasandate e affrante sui rugginosi pampini, nei soffi volatili di rena tra le piante. Il giallo, il rosso, il bruno abbruciacchiato ripiglia un verde nero di fiammate tra pietre, sabbia e pomice, in colate pieghe di storie, impronte incastonate
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Fiammetta Lucattini
- 09/02/2010 11:04:00
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Splendente, tumida, per me misteriosamente autobiografica. Adoro questo genere poetico anche se compongo diversamente. Grazie della tua partecipazione. Grazie di esserci.
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Maria Musik
- 09/02/2010 06:37:00
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Ritratto ma, scusa se oso tanto, forse, anche autoritratto. :-)
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salvatore violante
- 08/02/2010 13:50:00
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Complimenti a te, Lino. Per la verità c’è un breve saggio di Raffaele Urraro, pubblicato sul suo Blog e sulla rivista letteraria napoletana "Secondo tempo" che analizza la questione da te esposta riguardo alla mia poesia. Complimenti ancora.
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lino
- 08/02/2010 13:37:00
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Effettivamente splendida nelle immagini e nella quasi-antropomorfizzazione delle cose. Molto musicale ma questo - non ho dubbi - è dovuto ai numerosi endecasillabi frantumati. I quali, si badi bene, non sono spezzati a caso ma la frattura avviene nella quasi totalità dei casi sulle cesure o in presenza di enjambement. Il che ne consente una lettura naturale all’ordinario fruitore di poesia classica. Complimenti.
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Loredana Savelli
- 06/02/2010 20:02:00
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Un ritratto da innamorato, quasi morboso. Affascinante.
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