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al testo di Roberto Maggiani
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Antonio Spagnuolo è scrittore e poeta apprezzato per la sua scrittura ad ampio spettro, dalla poesia, al racconto, al romanzo. Ma prima di tutto è poeta, basta guardare la sua ampia produzione di raccolte a partire dal 1953 fino ad oggi.
“Fratture da comporre” è la sua ultima raccolta, edita, nel 2009, nella Collana di Poesia “Le parole della Sibilla” delle edizioni Kaírós, da lui stesso diretta, insieme alla bella rassegna “Poetrydream” in internet. Riporto alcuni versi tratti dalla raccolta: “[…] / Il tuo mutamento slitta giù nel gioco delle ombre / per i riflessi inconsueti di un errore, / l’interminabile filigrana del mito / rinserrata nel corpo, / e la tua betulla sbiadisce / forse perché non crede alle mie rime / tutte impastate in controsenso. / […]”. Ecco come l’autore stesso definisce la sua scrittura in versi: “rime tutte impastate in controsenso”. Strana definizione, dato che di rime non se ne trovano nella sua scrittura. Ma la parola “impastate” esplica il motivo di tale riferimento. Difatti si trova, nella poetica di Spagnuolo, un fervore di scrittura classica e quasi lirica, vuoi nell’abbondante aggettivazione, vuoi nell’uso, qua e là, di parole ricercate che danno alle composizioni quel vago afrore di lirismo; al contempo il testo scorre, tendenzialmente prosastico, libero da schemi lirici e da rime, gradevolmente in bilico tra una scrittura classica e una scrittura moderna; in effetti in queste composizioni v’è una sorta di controsenso, un lirismo che si va via via modernizzando e un modernismo poetico che apre al lirismo. E’ in questo delicato equilibrio che si gioca, a mio avviso, la poetica di Spagnuolo, ed è una sua propria caratteristica. Le rime sono impastate nel corpo dei testi, veleggiano tra le assonanze sparse nei poemi. Nella raccolta si snodano abili rappresentazioni figurate di pensieri e relazioni, i testi si rivolgono in continuazione ad un tu chiaramente al femminile, quindi si tratta di composizioni dialogiche, sembrano pagine rivolte ad una persona importante della propria esistenza. Il corpo è continuamente chiamato in causa. Il richiamo alle varie parti anatomiche, con i loro attributi umorali, le loro funzionalità e capacità di provare dolore, costella la raccolta e la rende palpabile e sperimentabile. Tali elementi corporei vengono talvolta proiettati da Spagnuolo in un alter spazio poetico, essi diventano quasi-metafore per esprimere le proprie percezioni viscerali, è un modus operandi che materializza pensieri e sensazioni, talvolta, appunto, in controsenso. Egli associa, alle parti del corpo, aggettivi e caratteristiche che talvolta sembrano non avere attinenza immediata se non in un ampio campo metaforico necessario al poeta per farsi ben intendere ed imprimere ai versi modulate espressioni d’intenti: “ribalto pupille”, “per non interferire allo schiamazzo dell’inguine”, “inghiotto la frequenza dell’aorta”, “le caviglie irrequiete”, “schiena impazzita”… E’ inoltre evidente che nella poetica di Spagnuolo vi sia la memoria di un corpo giovane e vigoroso, sia d’amore che di salute, ma è un corpo che sta facendo i conti con il suo naturale procedere verso il declino: “[…] / Avrei voluto ritrovare i miei anni virili, / quelli che la bizzarria pettinava nelle stanze del sogno / ma senza più parole ho chiuso ogni poesia.” Nell’esistenza umana ci sono molte fratture da comporre, siano esse relazioni o sogni, ciò che conta è tenere fede alla promessa, per quanto vi sia sempre il dubbio esistenziale che tutto sia forse un’illusione che ciò che proviamo e vogliamo non sia vero: “[…] / Fratture da comporre / le mie ultime promesse, / da conservare negli spazi di un’unghia / e chiudere nell’infinito sospetto / dell’illusione.” Una raccolta importante, un lavoro delicato e da rileggere. Infine oso affermare – come nota di estrema positività, che inserisce l’autore tra i poeti del Novecento e con continuità di lavoro nel nuovo secolo – che ho trovato, nello stile di Spagnuolo, elementi compositivi di Covoni, Soffici, Bontempelli e del grande Luzi. Spero di essere contraddetto se ciò risultasse falso. |
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