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Proprio ora che

 

1

 

Ora che vivo la mia epoca di ragionevolezza

e mi avvicino alla Croce non da cristiano

ma da uomo.

Ora che mi appaiono ingenui i gesti del sacerdote

che la eleva sopra le nostre teste.

Ora che percepisco la lontananza tra me

e questo consesso credente nella salvezza di quel legno

e dell’uomo lì crocifisso.

Ora che ho i piedi e le mani liberi di agire altrove

e la ragionevole certezza che l’evoluzione

è ciò che mi ha portato qui e da qui mi porterà via.

Ora che guardandomi attorno

gioisco per quello che la natura è

così come la fisica ce l’ha data

e la temo docilmente per l’ombra di morte

che proietta su di noi.

Ora che sono distante dall’incoerenza

di ogni rito.

Proprio ora che tutto è così semplice nel ciclo della vita

sento vibrare un’incertezza nel profondo della mia interiorità –

sembra una voce conosciuta che acclama un cielo capovolto.

Porgi l’orecchio anche tu. Dimmi – che cosa senti?

“Di… o mi… o… per… ché…mihai abban… do… nato?”

 

2

 

Brandisco la Croce

nudo per le strade del mondo

senza più un tempio.

 

fotografia reperita in internet

 Alessandra Ponticelli Conti - 23/05/2015 19:48:00 [ leggi altri commenti di Alessandra Ponticelli Conti » ]

Meravigliosa.

 Alessandra Ponticelli Conti - 23/05/2015 19:45:00 [ leggi altri commenti di Alessandra Ponticelli Conti » ]

Meravigliosa.

 Roberto Maggiani - 06/04/2015 19:05:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Ho letto con interesse i commenti di tutti, grazie. Ognuno ha colto e elaborato a proprio modo il senso di questa mia poesia, rilanciando spunti di riflessione. Ancora grazie. Nonostante qualche pizzicata che qualcuno ancora si ostina a lanciare impropriamente agli altri commentatori.
Ci tengo a dire che in sé stesso questo testo è, per l’autore, scritto dopo una positiva riflessione sul senso della Croce e della Resurrezione; con questa poesia vorrei rimarcare ancora una volta l’impossibilità a definire un senso preciso e univoco dell’esperienza della Salvezza, che è personale e mai dozzinale. Posso dire che per me sembra passare dalla lontananza che sempre più vivo verso certo pensiero dominante cattolico. Sento in questa lontananza la presenza di Dio così come Gesù in croce ha vissuto l’abbandono di Dio esplicitato nell’urlo: "Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato?" Pur essendo Egli stesso Dio (almeno questa è la mia fede).

 Nando - 05/04/2015 19:29:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

Tutti gli inviti dei mistici a "non sapere" di Dio e considerarlo nulla rispetto alle nostre definizioni, credo stiano semplicemente ad indicare l’inadeguatezza e l’insufficienza dei nostri strumenti a definirlo, nonché il limite stesso delle nostre definizioni e del volerlo definire; non credo abbiano voluto intendere con quel nulla la sua inesistenza stessa, tra l’altro essendo quelli citati credo tutti di fede cristiana, riconoscevano certamente in Cristo il Volto umano di Dio, che pure sempre, anche per i teologi, rimane il Totalmente Altro: infatti solo in Cristo v’è l’unico Mediatore.

 Giovanni Baldaccini - 05/04/2015 14:19:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Baldaccini » ]

Mi affaccio per esprimere stupore per un commento che commenta il mio commento invece che questa poesia. Mi chiedo: cosa c’entra Jung? e cosa c’entro io? Qui si parla di una poesia di Roberto, per altro molto bella, nella quale mi è sembrato di cogliere l’espressione di una mancanza e della forza per sostenerla. Tutto qui. Mi scuso per la precisazione. Non risponderò oltre.

 Luca Soldati - 03/04/2015 22:51:00 [ leggi altri commenti di Luca Soldati » ]

"Preghiamo Dio di diventare liberi da Dio" diceva Meister Eckhart..."Dio è un puro nulla, il qui e l’ora non lo toccano" sosteneva Silesius..."nada, nada, nada, nada, nada, nada, y aún en el monte nada" San Juan de la Cruz. Benvenuto tra i mistici Roberto.

 Lorenzo Mullon - 03/04/2015 14:32:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

consesso della sofferenza e dell’orgoglio?
era Jung che parlava di sofferenza e orgoglio come grandi conquiste psicologiche?
urka che autogol
. . .
una buona giornata eh

 Giovanni Baldaccini - 03/04/2015 14:25:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Baldaccini » ]

perché ti sei trovato. Benvenuto nel minimo consesso della sofferenza e dell’orgoglio .

 Cristina Bizzarri - 03/04/2015 11:02:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

L’ho sentita con tutta me stessa.
Per: quello che dice, quello che non dice, come lo dice.
Per il coraggio e l’umiltà.
Per la certezza coltivata. Per il dubbio coltivato.

Perché è umana. Perché, pur essendo umana, si sporge.

 Nando - 03/04/2015 09:39:00 [ leggi altri commenti di Nando » ]

Eppure, Roberto, non puoi dire così, e non perché qualcuno o qualcosa lo impedisca, ma perché è impossibile all’uomo dirlo: quel "Gridante" dal luogo dell’infima sfigurazione, nell’ora in cui anche l’ateo ritrova il suo Dio, quel gridante, dicevo, così ridotto ad essenza del Nulla, anzi, rovesciando in fuori l’interno estremo del Nulla, lì si rivela l’irrisolvibile Tempio, il più Coerente dei riti, l’unica reale Celebrazione del Reale, il Capo (lì reclinato ed espirante l’Amore) di ogni consesso credente e non credente.
Noi saremmo comunque nudi, ma di una nudità che invero ci veste di dignità, si cristianizza se resta nuda davanti l’altro, se si riconosce dell’altro simile nel valore se ancora non pure fratello.
Bello questo tuo autoritratto, amabilissimo.

 Lorenzo Mullon - 03/04/2015 09:08:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

È il tema dei temi. Non capisco come mai lo viviate in un modo così angosciante. Svuotati soli e nudi è una meraviglia. Imparare il nostro niente è iniziare finalmente a vivere. Poi scopriamo che questo niente è il tutto. Cosa c’è da lamentarsi tanto?
Chiamiamo "Dio" solo una nostra grande fame di noi stessi, di conoscenza intima e diretta. Se arriviamo alla nostra profondità, persino il dolore si trasforma, e solo quando il dolore si trasforma possiamo incontrare veramente gli altri. Nulla osta. O cosa osta?

 Loredana Savelli - 03/04/2015 09:01:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Senza parole. La sento come un sospiro profondo
E fa bene.

 Elsa Paradiso - 03/04/2015 08:58:00 [ leggi altri commenti di Elsa Paradiso » ]


Perché tutti non siamo che dei “poveri” Cristi … e oltre i paradigmi
(che non sono proprio infallibili) abbiamo bisogno di (un) Dio.
Ottima questa tua.
Ciao, Roberto.


 Maria Musik - 03/04/2015 07:31:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Così vera, così ... corriamo insieme!

 Franca Alaimo - 03/04/2015 00:52:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Dovrei commentare la poesia ed, invece, la prima cosa che mi viene da scrivere è che mi è sembrato di ascoltare nella tua voce addolorata anche la mia. Da tempo, infatti, mi allontano dai riti, dalle formule, dall’apparato esteriore della religione; e più me ne distacco, e più mi sento prossima all’essenza e alla verità, più dolorosamente mi sembra di esserne lontana. E svuotata, troppo sola, troppo nuda. Imparo il mio niente. E’ che Dio è un mistero di cui non si può dire, di cui troppo diciamo umanamente, illudendoci di potere capire: Non nominare il nome di Dio INVANO. A volte penso che, forse, chiamiamo Dio solo una nostra grande fame d’amore, e che per questo lo invochiamo nel dolore, quando ci sentiamo soli, feriti, abbandonati ocme Cristo sulla croce, sgomento, infine, davanti alla morte - uomo, solo uomo di fronte ad essa.
La tua poesia, dai versi così larghi e maestosi, così pensosi e veri della tua dolente verità, così commovente in quella chiusa singhiozzante, tocca la nostra umana fragilità.Per tutti questi motivi è una grande poesia.
La foto che alleghi: un uomo nudo che porta la sua croce. Sono io, sei tu, è ogni persona che vediamo, anche quella che ci sembra fin troppo felice e ricca di beni esteriori. "Ognuno -sta -solo -sul- cuore- della- terra -trafitto- da- un- raggio- di- sole.- Ed- è- subito- sera" Così lentamente, parola dopo parola, spesso recito a me stessa questa famosissima poesia di Quasimodo. E, tuttavia, Roberto, proprio per questo ti faccio i miei auguri pasquali, invitandoti a non stancarti dei passaggi del tuo cuore, sempre da una riva all’altra e poi ancora ad un’altra; si cresce interiormente così, solo a prezzo di lasciare andare pezzo dopo pezzo le nostre sovrastrutture. Ti abbraccio.

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