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al testo di Paolo Melandri
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La albicocca
Superata da poco Bologna, cullato dal rollio del treno, chiusi gli occhi e mi addormentai. Sognai la storia di un matrimonio, che in principio suonò alle mie orecchie pronunciata in parole. Poi però – si trattava di un incipiente dissidio coniugale – la situazione divenne visibile, ma assumendo ai miei occhi, nel sogno, la sembianza di un frutto colorato che lentamente cominciò a ruotare facendo perno sul suo peduncolo. Il suo colore sfumava dal giallo maturo a un violetto macchiettato di puntini scuri. Dalla tonalità della colorazione, come pure dal numero dei puntini e dalla loro posizione, diveniva visibile agli occhi il corso ulteriore della faccenda, senza che una sola parola fosse necessaria. Con la massima chiarezza mi si svelava non soltanto lo sviluppo della vicenda in tutti i suoi dettagli, ma anche il suo significato segreto, così come da un foglio pentagrammato si può leggere la melodia. Si noti poi che il quadro complessivo, benché propriamente triste, mi rallegrava, e la causa certa era il fatto che tutto ciò rappresentava una relazione umana vista nel suo aspetto necessario, o meglio – un pittore potrebbe intendermi – nel suo aspetto pittorico. Avevo l'impressione che la vicenda esigesse, nel suo snodarsi, un tempo appena di poco più lungo di quello richiesto dal sollevarsi e abbassarsi delle palpebre.
© Paolo Melandri (19. 3. 2019) |
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